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Berlinale 2018: i nostri preferiti e chi potrebbe vincere

La sessantottesima edizione del Festival di Berlino si prepara a chiudere i battenti. Dopo giorni e giorni di proiezioni, questa sera la giuria emetterà il verdetto sui vincitori del concorso.

Come da tradizione però, noi di LongTake ci teniamo a riordinare un po’ le idee e proporvi una carrellata di quelli che sono stati i titoli che abbiamo più amato e di quelli che, giocando un po’ a scommettere, potrebbero trionfare durante la cerimonia di chiusura.

Siamo rimasti abbastanza appagati da questa Berlinale. Seppur le aspettative non fossero delle migliori, il concorso ha proposto alcuni lavori di grande impatto che difficilmente dimenticheremo. Lav Diaz si è riconfermato dopo il Leone d’oro vinto a Venezia con The Woman Who Left nel 2016. Il suo ultimo Season of the Devil è un anti musical estremamente affascinante e denso, capace di ingabbiare lo spettatore all’interno dello schermo con immagini suggestive e potentissime. Anche Christian Petzold è riuscito a confermare il suo talento con un film compatto e originale, Transit, in cui la Seconda guerra mondiale viene rievocata nell’Europa contemporanea costituendo così un abbraccio ideale tra due periodi storici lontano ma incredibilmente simili.

Tra le altre conferme assodate non poteva mancare il nome di Wes Anderson che, con il suo L’isola dei cani, è riuscito a portare emozioni e colori. Tornato all’animazione in stop motion dopo averla sperimentata in Fantastic Mr. Fox (2009), il regista americano ha dato un ulteriore prova del suo talento visivo in un film che troverà grande consenso di pubblico. Ci aspettavamo invece qualcosa di più accattivante da due autori affermati quali Gus Van Sant e Steven Soderbergh, il primo alle prese con un biopic fin troppo lineare (Don’t Worry), il secondo con un thriller psicologico, Unsane, girato con un iPhone capace di proporre degli ottimi spunti che tuttavia non riesce a coltivare nella maniera più adeguata.

Uno dei titoli più sorprendenti invece resta sicuramente U – July 22, agghiacciante ricostruzione sensoriale dell’attentato norvegese del 2011 dove un gruppo di adolescenti venne messo sotto scacco dalla follia omicida di uno sconosciuto. Probabilmente è stata la proiezione più sconvolgente del Festival. Ci auguriamo che possa essere proprio questo il film vincitore del concorso, anche se probabilmente riuscirà a strappare solo un riconoscimento legato all’aspetto tecnico.

I diretti avversari pensiamo possano essere Dovlatov, diretto da Aleksej German Jr., e (un po’ a sorpresa), In the Aisles, del tedesco Thomas Stuber. Il primo è un biopic dedicato a uno dei più rinomati scrittori russi del Novecento. Un film apprezzato molto dalla critica che potrebbe consacrare il nome del suo regista. Il secondo invece è una commedia agrodolce girata quasi interamente in un supermercato dove il bravissimo Franz Rogowski interpreta un uomo solo in cerca di una via per riprendersi in mano la propria esistenza.

Un altro titolo che potrebbe andare a premio è Las Herederas, crudo dramma sociale calato nell’odierno Paraguay in grado di spiazzare il pubblico grazie all’interpretazione della protagonista e alla descrizione della sfera sociale di appartenenza (caratteristica solitamente viene apprezzata alla Berlinale). Stesso discorso per il film francese La prière dove un adolescente finisce in una comunità di recupero per tossico dipendente in cerca di una via di fuga con la quale fare ordine nella propria vita. Per la migliore interpretazione femminile, crediamo che Marie Bäumer parta avvantaggiata: il suo delicato e dolce ritratto di Romy Schneider visto nel film 3 Days in Quiberon potrebbe mettere d’accordo tutti.

Non ci resta che attendere per scoprire quali saranno i veri vincitori. Intanto, per un rapido ripasso, qui potete trovare tutte le recensioni dei film che abbiamo avuto modo di valutare in questi giorni di Festival.

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