News
BiFest 2017: La lezione di cinema di Pupi Avati

“Oggi vorrei parlarvi di felicità”. E’ cominciata nel modo più sorprendente la lezione di cinema che Pupi Avati ha tenuto al Teatro Petruzzelli di Bari nel corso del BiFest . “La vita ha una sua circolarità. Arrivati alla mia età il futuro diventa ricordo, e più che della giovinezza si sente nostalgia dell’infanzia”, ha confessato il regista bolognese, irritualmente in piedi in quella che sin dalle prime battute ha assunto i connotati di una vera performance. Un incontro con il pubblico che ha toccato diverse fasi della carriera del regista, dagli esordi come musicista ai progetti futuri.

Tra le pagine più importanti della storia personale di Avati occupa un posto particolare l’incontro con Lucio Dalla. Un ragazzino “basso e brutto”, conosciuto per caso all’interno di una orchestrina jazz di ginecologi, che chiese ad Avati ripetizioni e consigli musicali. Di lì a poco Dalla avrebbe finito per soffiargli il posto, costringendolo ad orientare verso altre destinazioni la sua carriera. Avati soffrì moltissimo per quella che subì come una ingiusta “rinuncia ad un sogno”, tanto da concepire un omicidio premeditato, tra le guglie della Sagrada Familia a Barcellona. Avati riuscì fortunatamente a contenere la sua invidia, permettendo a Dalla di lanciarsi verso un successo sempre più inarrestabile e instaurando, negli anni, una grande amicizia con il cantautore bolognese.

In un racconto personale denso di nostalgia per il passato e gratitudine verso gli affetti familiari che ancora gli sono accanto, c’è spazio anche per il ricordo di due grandi registi come Vittorio De Sica e Federico Fellini. “Ho incontrato De Sica una sola volta, dovevo fare l’aiuto regista per alcune sequenze di un suo film. Era un uomo estremamente affascinante, sempre elegantissimo. Gli chiesi come facesse ad ottenere così tanto dagli attori e lui mi diede una risposta che ho ricordato per tutta la vita: “Amandoli”. A proposito di Fellini, invece: “Fui invitato, insieme ad un gruppo ristretto di persone alla visione della copia lavoro dell’ultimo film di Fellini, La voce della luna. Lui prima del film andò via, ma durante la proiezione chiamava continuamente Giulietta al telefono per chiedere le nostre reazioni. Teneva tantissimo al giudizio degli altri. Con Federico avevamo anche pensato di girare un piccolo film, un film segreto, fuori dai grossi circuiti produttivi. Ma non se ne fece più nulla.”

Tra tanto passato c’è spazio anche per uno sguardo sul futuro, che sembra tuttavia ritornare verso le atmosfere che hanno segnato la prima fase nella produzione del regista. “Il cinema italiano sta vivendo la sua crisi definitiva. Penso che per costruire della alternative bisognerebbe tornare a riscoprire il cinema di genere. Durante l’alluvione del Polesine fuoriuscirono dalla mura dei cimiteri molte bare, disperdendosi nelle campagne circostanti e costringendo i familiari ad incredibili ricerche. Per il mio prossimo film ho in mente una storia ispirata a queste vicende, alle favole contadine, ad una religiosità preconciliare. Un ritorno al cinema del fantastico, che potrebbe, spero, fare anche un po’ di paura agli spettatori più giovani.”

Maximal Interjector
Browser non supportato.