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Cannes 70: i nostri preferiti e chi potrebbe vincere

In attesa di sapere il palmarès, proviamo a fare un riepilogo di tutto quanto visto in concorso in questa edizione del Festival di Cannes, soffermandoci sui nostri film preferiti e su quelli che, stando alle prime indiscrezioni, sembrerebbero avere più di una chance di vittoria. Non senza un velo di malinconia, è impossibile non segnalare quanto questa edizione sia stata sottotono rispetto alle alte aspettative di partenza. La celebrazione del 70° anniversario della più prestigiosa kermesse cinematografica a livello internazionale avrebbe meritato qualcosina in più.

Tra i titoli pronti a contendersi l’ambitissima Palma d’oro al miglior film, il nostro preferito è Loveless di Andrey Zvyagintsev, un austero dramma dallo splendido rigore stilistico che riesce a riflettere, in maniera metaforica, sullo smarrimento della Russia odierna. Il favorito alla vittoria del massimo premio sembra però 120 Battements Par Minute di Robin Campillo (già sceneggiatore per Lauren Cantet), un racconto di impegno civile che parte dalla descrizione di un preciso momento storico/culturale (l’attivismo, nei primi anni ’90, del movimento Act-Up, che raccoglie gruppi di ragazzi affetti dal virus dell’HIV al fine di sensibilizzare la popolazione riguardo la drammatica diffusione dell’AIDS), per poi concentrarsi sul rapporto tra i due protagonisti.

 

120 battements par minute

 

Il Grand Prix Speciale della Giuria, assegnato al film che mostra maggiore originalità o spirito di ricerca, potrebbe sciaguratamente andare a The Killing of a Sacred Deer di Yorgos Lanthimos. Sarebbe bello, invece, che ad aggiudicarsi il premio fosse il “magico” Wonderstruck di Todd Haynes. Per il Premio della giuria la battaglia sembra decisamente aperta: l’oriente, con Naomi Kawase (Radiance) o Hong Sang-soo (The Day After), potrebbe avere la meglio, ma se la dovessero spuntare gli Stati Uniti con L’inganno di Sofia Coppola noi saremmo più contenti. Il Prix de la mise en scène, assegnato al miglior regista, potrebbe essere di competenza dell’austriaco Michael Haneke (in concorso con Happy End). Attenzione però ad Andrey Zvyagintsev nel caso in cui il suo Loveless dovesse rimanere a bocca asciutta nelle altre categorie principali.

 

L’inganno

 

Il Prix du scénario, che premia il miglior sceneggiatore, potrebbe andare al film A Gentle Creature dell’ucraino Sergei Loznitsa. Vista l’inspiegabile calorosa accoglienza in sala, attenzione però a In the Fade di Fatih Akin. A nostro avviso, il riconoscimento se lo meriterebbe Wonderstruck di Todd Haynes. Per quanto riguarda le performance degli attori, i giochi non sono affatto scontati: il Prix d’interprétation masculine dovrebbero giocarselo Joaquin Phoenix per You Were Never Really Here di Lynne Ramsay, Jean-Louis Trintignant per Happy End e il sempre bravo Vincent Lindon per Rodin. Il sogno proibito è che ad aggiudicarsi il premio fosse Robert Pattinson per Good Time dei Safdie brothers. Il Prix d’interprétation féminine, assegnato invece alla migliore attrice, dovrebbe andare a Vasilina Makovtseva per A Gentle Creature oppure a Diane Kruger per In the Fade. Meriterebbe invece Nicole Kidman per la sua notevole prova ne L’inganno.

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