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Charlotte Rampling contro Spike Lee!

Oscar troppo bianchi? Boicottare la cerimonia del 28 febbraio? C’è chi dice no.

Se nei giorni scorsi Spike Lee e Jada Pinkett Smith avevano lanciato gli hashtag #OscarsSoWhite e #BoycottOscars, aprendo una campagna di protesta contro le nomination agli Oscar 2016, considerate troppo bianche in quanto (per il secondo anno consecutivo) tra i 20 soggetti candidati nelle categorie attoriali non è presente alcun interprete di colore, ora sono arrivate due voci fortemente contrarie all’idea di sabotare gli Academy Awards.

L’attrice Charlotte Rampling, candidata quest’anno come miglior attrice protagonista per la sua splendida performance in 45 anni di Andrew Heigh è intervenuta venerdì 22 gennaio nella trasmissione radiofonica dell’emittente francese Europe 1 e, fedele al suo carattere severo e diretto, ha rilasciato dichiarazioni destinate a rinvigorire ulteriormente il focolaio delle polemiche di questi giorni.

Il regista Spike Lee

Il regista Spike Lee

Boicottare gli Oscar? «È razzista verso i bianchi» ha dichiarato l’attrice britannica, aggiungendo inoltre «Non si può mai sapere, ma forse gli attori di colore quest’anno non meritavano di entrare in nomination». Interrogata sulla possibilità, attualmente al vaglio, che l’Academy introduca delle quote per tutelare le minoranza razziali, la Rampling ha così risposto: «Perchè classificare le persone? Oggigiorno siamo tutti più o meno accettati, ma ci sarà sempre qualcuno che dirà ‘Lui, è troppo bello’; ‘Lui è troppo nero’; ‘Lui è troppo bianco’; ‘Tu sei troppo…questo o quello’».
L’attrice, nominata quest’anno per la prima volta agli Oscar dopo una lunga carriera ultra trentennale, è la prima a manifestare perplessità sulla querelle che da circa una settimana sta infiammando Hollywood.

Anche il due volte premio Oscar Michael Caine (vincitore della statuetta per Hannah e le sue sorelle, 1986, e Le regole della casa del sidro, 1999), secondo quanto riportato da Variety, ritiene fuori luogo l’idea di boicottare gli Oscar, in quanto il premio dovrebbe andare a interpreti meritevoli, senza farsi condizionare dal colore della pelle o da altri fattori esterni alle capacità attoriali.

L'attore Michael Caine

L’attore Michael Caine

Parlando con la BBC, l’attore britannico ha dichiarato: «Gli attori di colore validi sono moltissimi, ma non credo che si possa votare per un attore solo per la sua razza. Non si può dire: voterò per lui, non è molto bravo ma è di colore, quindi voterò per lui. Il voto deve andare all’interpretazione».

Tra gli attori di colore meritevoli di una nomination quest’anno, Michael Caine cita il connazionale Idris Elba, la cui performance in Beasts of No Nation ha ricevuto numerose candidature (tra cui quelle ai Golden Globes e Bafta), ma è stata esclusa dal giro degli Oscar.

«Bisogna essere pazienti. Ci sono voluti parecchi anni anche per me» sottolinea Caine, che ha ottenuto sei nomination e conquistato il suo primo Oscar dopo tre candidature senza vittorie. L’attore britannico, con l’arguta ironia che lo contraddistingue, ha inoltre sottolineato come sia sbagliato non partecipare agli Oscar per protesta ma anche che disertare la cerimonia può essere per certi versi salutare. «La cosa bella delle premiazioni è che non sei obbligato ad esserci. Perchè fare 24 ore di aereo e rimanere seduti in sala per applaudire Leonardo DiCaprio? Amo Leo, ha interpretato anche mio figlio in un film, ma sono troppo vecchio per andare così lontano solo per stare seduto e applaudire un’altra persona».

Nei giorni scorsi gli attori di colore David Oyelowo e Will Smith e il regista Michael Moore (primo bianco a intervenire nella vicenda) si erano detti pronti a non presentarsi alla cerimonia degli Oscar che sarà condotta da Chris Rock, comico afroamericano che, a sua volta, ha esternato la propria contrarietà nei confronti di nomination troppo bianche. Recentemente l’attore Mark Ruffalo ha dichiarato di stare prendendo seriamente in considerazione la possibilità di boicottare la serata del 28 febbraio e di non presentarsi a Los Angeles, malgrado sia candidato come miglior attore non protagonista per la sua intensa prova ne Il caso Spotlight di Tom McCarthy.

Anche Danny DeVito ha espresso la propria opinione, definendo gli Stati Uniti “un paese razzista” e sostenendo che, di conseguenza, è possibile che tale fenomeno si rifletta in un ambito come quello degli Oscar. Al coro di protesta si è aggiunto anche Ian McKellen che ha dichiarato che “Hollywood non discrimina soltanto gli attori di colore, ma anche gli omosessuali”.

Nel frattempo l’Academy ha deciso di riformare il proprio sistema di votazione e di composizione delle nomination. Entro il 2020 raddoppierà infatti il numero dei membri di sesso femminile e degli esponenti delle minoranze. Lo status di voto per i membri, inoltre, sarà rivisto ogni 10 anni e potrà essere revocato a tutti coloro coloro che non sono stati attivi nel mondo del cinema da circa dieci anni, cercando così di garantire un ricambio generazionale tra i membri dell’Academy.

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