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Harrison Ford torna a vestire i panni di Indiana Jones nel quinto capitolo

È di pochi giorni fa la notizia che Steven Spielberg tornerà a dirigere le avventure di Indiana Jones per la quinta volta (il nuovo capitolo uscirà nel 2018): a vestire i panni dell’archeologo più famoso del mondo sarà, come sempre, Harrison Ford. Per nulla intimorito dall’avanzare dell’età (a luglio il fascinoso attore spegnerà 74 candeline), fresco di revival spaziale con il suo Han Solo appena visto in Star Wars – Il risveglio della forza, Ford non sembra intenzionato a lasciare frusta e cappello in mano a colleghi più giovani, benché il toto-Indiana da anni vedesse schierati parecchi nomi della Hollywood rampante con in testa Chris Pratt (visto di recente in Jurassic World e Guardiani della Galassia). D’altra parte, si sa, è difficile scorporare il mito dal volto iconico che ne ha decretato la fortuna planetaria e anche se l’ultimo capitolo della saga, Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo, aveva scontentato i fans (colpa di una sceneggiatura improbabile ma anche di un odioso Shia La Beouf nel ruolo del figlio di Jones e della sua vecchia fiamma Marion Ravenwood) si può scommettere che il quinto episodio sarà accompagnato da innumerevoli operazioni di marketing e da un’attenzione mediatica degna solamente di una saga di George Lucas.

Fu proprio da un’idea del prolifico regista e papà dell’impero di Star Wars che nacque la figura di Henry Walton Jones, Jr., affascinante archeologo dalla doppia vita: accademico rubacuori in giacca di tweed e occhialini e avventuriero stropicciato in giro per il mondo a caccia di tesori. Insieme all’amico di sempre Steven Spielberg, che avrebbe diretto tutti i capitoli cinematografici della serie, Lucas scrisse la sceneggiatura del primo episodio, I predatori dell’arca perduta (1981), in cui il bel professore avrebbe sfidato i nazisti alla ricerca della biblica Arca dell’Alleanza. Per il ruolo dell’archeologo con il giubbotto di pelle si era pensato a Tom Selleck, che all’ultimo momento rifiutò per via dei suoi impegni con la serie Magnum P.I.: a sole tre settimane dal primo ciack, si optò per la scrittura dell’allora emergente Harrison Ford, già nelle grazie di Lucas per via della sua interpretazione scanzonata e canaglia del contrabbandiere iperspaziale Han Solo. Quella scelta fortuita si sarebbe rivelata una delle chiavi dell’incredibile successo del personaggio, sornione e rude, ironico e coraggioso, che è impossibile immaginare con un altro volto.

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Eguagliando il successo di botteghino de L’Impero colpisce ancora (1981), secondo episodio dell’altra saga resa immortale da Lucas, il primo capitolo delle avventure del dottor Jones chiamò un seguito appena tre anni dopo: si tratta di Indiana Jones e il Tempio Maledetto, più grottesco e virato verso il comico, senza più i nazisti, ma con un’orda di indiani sanguinari devoti della Dea Kalì ad attentare alla vita del protagonista e dei suoi due compagni (la diva viziata Willie Scott e il piccolo Shorty).

Nel 1989 il franchise introduce un nuovo personaggio ad affiancare l’archeologo: si tratta dello scorbutico e anaffettivo padre, interpretato da uno Sean Connery in forma smagliante: i siparietti tra i due in Indiana Jones e l’ultima crociata rendono ancora più scoppiettanti gli inseguimenti e le scene d’azione, mentre tornano i malvagi nazisti a intralciare il cammino del nostro eroe verso il Sacro Graal.

Tra il terzo e il quarto capitolo sono trascorsi ben diciannove anni, ma in tutto questo tempo il mito di Indiana (nome del cane di Lucas e, nella finzione, di quello dell’archeologo da bambino) non è mai tramontato: sono innumerevoli le citazioni visive, in primis quella del famoso borsalino recuperato in extremis, che ricorrono in pellicole, serie tv e cartoni animati, mentre è il personaggio stesso ad aver ispirato diversi epigoni. Dal Michael Douglas di All’inseguimento della pietra verde (1984) e Il gioiello del Nilo (1985) alla Lara Croft della vendutissima serie di videogame Tomb Rider, fino al simpatico Indiana Pipps, cugino avventuriero del casalingo Pippo, con le sue inseparabili liquirizie Negritas. Per riempire il vuoto lasciato dall’archeologo più sexy di sempre, la Lucasfilm lanciò anche una serie televisiva, Le avventure del giovane Indiana Jones, andata in onda dal 1992 al 1996, da cui derivarono anche quattro film per il piccolo schermo, ma è evidente che Indiana senza Ford non è la stessa cosa.

Ci vuole il carisma intramontabile del grande attore, per quanto invecchiato e preda dei reumatismi più che dei nazisti, per riportare sullo schermo il professor Jones: speriamo che, memore dell’ottima lezione de Il risveglio della forza, Spielberg riesca a trovare una chiave nostalgica ma al contempo vigorosa e brillante per ridare il meritato lustro a una delle serie avventurose più amate di sempre, mentre al vecchio leone Harrison non possiamo che augurare fortuna e gloria, in attesa del 2018.

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