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Il Festival di Cannes elimina le proiezioni anticipate per la stampa

Screen International ha riportato una news che ha del clamoroso: alla prossima edizione del Festival di Cannes la stampa vedrà i film più importanti del cartellone in contemporanea alla proiezione ufficiale (quella di gala, col red carpet prima, per intenderci) e non prima nelle apposite proiezioni per la stampa, com’è prassi consueta.

Una piccola rivoluzione attraverso cui si vuole evitare l’impatto devastante e preventivo delle critiche sui social media e del corredo di voci che immediatamente dopo la proiezione della mattina per gli addetti ai lavori cominciano subito a rincorrersi, spesso massacrando le opere meno meritevoli.

Viviamo in un mondo nuovo. La stampa una volta aveva bisogno di 24 ore di tempo per scrivere e pubblicare. Ora viviamo nel 2017 e tutto è istantaneo”: questo è il mantra da cui si parte per giustificare questa scelta, che pare in verità il tentativo, da parte dell’establishment del festival, di congelare le critiche negative dopo il flop dell’ultima edizione.

L’istantaneità dei nuovi media è infatti da questo punto di vista assolutamente relativa: per scrivere di un film è comunque necessario un arco temporale minimo, anche se non si scrive su una testata cartacea vecchio stampo disponibile solo l’indomani in edicola, e a volte di alcuni film visti non si può nemmeno parlare causa embargo. Che senso ha dunque, nel 2017, mettere un tappo alla modernità dei mezzi di cui disponiamo con una scelta così paradossale?

Unendo red carpet e proiezione stampa notazioni critiche e note di colore si sovrapporranno, con le prime che non potranno ovviamente reggere l’impatto comunicativo e mediatico delle seconde, cosa che nel caso delle opere più carenti per l’immagine dei film e del festival non potrà che essere un beneficio. Una scelta molto furba e altrettanto scaltra, ma che dopo la bagarre con Netflix dello scorso anno va ulteriormente a discapito dell’immagine di un festival sempre più arroccato e immobilizzato e del suo rapporto con la contemporaneità, che pare sempre più problematico (o forse solo sintomatico).

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