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Gomorra 4, un debole esordio

Ciro “l’immortale” è morto. Questa la prima certezza con cui è cominciata la nuova stagione di Gomorra in onda su Sky dal 29 Marzo. Ma il compianto ex protagonista del serial ispirato al romanzo di Saviano sembra quasi essere stato dimenticato, nessun funerale e nessun personaggio a piangerlo in modo evidente. La quarta stagione infatti comincia subito concentrandosi sul futuro e sui risvolti dei nuovi protagonisti. Se al timone rimane il rampollo della famiglia criminale Savastano, Genny, a prendere le redini del crimine di Secondigliano subentra la tenace e spietata Patrizia che dalla seconda stagione ha percorso un lungo cammino di ascesa al potere senza risparmiarsi in lotte e pericolose alleanze. È lei il vero nuovo protagonista. Ma se nelle precedenti stagioni Patrizia risultava essere un personaggio in crescita, ben costruito e caratterizzato, in questo nuovo ciclo il suo approfondimento rischia solo di appiattire il suo fascino. Rimane statico, involuto, poco carismatico e intrigante, sicuramente non un degno erede dell’iconico Ciro Di Marzio di Marco D’amore. I tentativi di infondere nuova linfa nel personaggio di Patrizia vengono attuati già dai primi episodi ma dal terzo si delinea più chiaramente la sua storia d’amore impossibile con Michelangelo “Mickey” Levante, il figlio del boss di un potente clan camorristico della provincia di Caserta, imparentato con i Savastano. Anche questo intrigo sentimentale si rivela però poco coinvolgente e poco emozionante, penalizzato probabilmente anche dalla scarsa mimica dell’interprete di Patrizia, Cristiana Dell’Anna.

L’altro filo conduttore di questa quarta stagione è il tentativo di Gennaro Savastano di ripulirsi dai fasti del suo impero criminale e iniziare un’attività imprenditoriale alla luce del giorno. Primo passo: costruire l’aeroporto più grande d’Italia. Questo nuovo plot sicuramente è il più trascinante nei nuovi episodi per ora, trovando nel quarto episodio, ambientato completamente a Londra, sicuramente la migliore puntata di questa prima metà di stagione.

I personaggi introdotti nell’esplosiva terza stagione e tra tutti il Sangue Blu di Arturo Muselli, che sembrava il papale erede del volto principale della serie, vengono quasi totalmente messi da parte. Tutta la lunga evoluzione che questo affascinante personaggio, uno dei migliori in assoluto del serial, aveva vissuto nel 2017 viene dimenticata e le sue battute sono mutate in brevi dialoghi prevedibili e quasi inutili. Da papabile protagonista Sangue Blu viene trasformato in una macchietta caratterizzata solo da luoghi comuni.

La falla più grossa di questa nuova stagione per ora quindi è la trama perché al contrario la realizzazione tecnica non smentisce le qualità delle produzioni Sky. Alto rimane il livello qualitativo dello show grazie alla regia ormai rodata di Francesca Comencini, ma convince anche il molto chiacchierato esordio alla regia di Marco D’amore che ritorna quindi sulla serie che l’ha lanciato questa volta dietro le quinte dirigendo gli episodi 5 e 6 rilasciati da pochi giorni. Le musiche elettroniche dei Mokadelic che tanto hanno reso inconfondibili le atmosfere di Gomorra si riconfermano efficaci accompagnate anche stavolta da un nutrito numero di brani rap di artisti napoletani, tra i quali spicca Luchè, che contribuiscono all’atmosfera suburbana.

La prima metà della quarta stagione di Gomorra si è conclusa rivelandosi molto più deludente delle aspettative e soprattutto non all’altezza della terza stagione che invece aveva rinverdito i fasti della prima. Il tentativo di rinnovare la trama e i personaggi per ora ha poco funzionato, la mancanza di un protagonista magnetico che guidi lo spettatore nei meandri barocchi e decadenti del mondo della camorra si sente sempre di più, ma ancora il percorso è lungo prima della fine ed è legittimo nutrire ancora speranze per un risvolto positivo e più coinvolgente per l’ammiraglia delle serie TV italiane.

 

Cesare Bisantis

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