News
Good Omens: A Nightingale Sang in Berkeley Square

Il timore attorno a Good Omens, miniserie firmata Prime Original (come American Gods, del resto) era molto: le pagine di Neil Gaiman non sono semplici da tradurre sullo schermo, grande o piccolo che sia, e ne sono dimostrazione Stardust e Lucifer, ben al di sotto di quanto creato dall’autore inglese (che, invece, ha trovato giustizia per Coraline). In questo caso si parte da un romanzo divenuto un cult, scritto da Gaiman assieme al compianto Terry Pratchett, che parla di un angelo e un demone che vivono sulla Terra sin dai tempi di Adamo ed Eva, quando Crowley era il serpente tentatore e Azraphel l’angelo che lascia la spada infuocata ai due esseri umani, dopo che sono stati banditi dall’Eden. La loro missione è organizzare l’Apocalisse, crescendo il figlio del Diavolo, ma quando arriva quel giorno, tuttavia, i due sono talmente affezionati al mondo degli umani che decidono di boicottare il Grande Piano.

Un testo non semplice, dalle cui pagine emerge tutto il desiderio degli autori di divertirsi e di divertire, di non prendersi mai veramente sul serio. Tradotto in Italia con il titolo Buona Apocalisse a tutti!, il romanzo vive di un sense of humor tipicamente inglese con diversi riferimenti alla cultura e all’attualità britannica, sottile nella sua analisi sociale senza dimenticare il punto cardine di tutto il progetto: l’intrattenimento e le risate. Il passaggio dalle pagine allo schermo, sotto questo punto di vista, è più che soddisfacente, ma Gaiman è sceneggiatore e produttore esecutivo, per cui era prevedibile una maggior cura a livello di script. Pur restando aderente al testo di partenza, con alcune sequenze che sembrano essere riprese quasi letteralmente, Good Omens rimescola le carte con la narrazione, modifica i riferimenti scegliendone alcuni più immediati a livello visivo di quanto non lo fossero quelli scritti, ma sempre rimanendo in Gran Bretagna, dal più evidente ombrello di Mary Poppins alla più ricercata A Nightingale Sang in Berkeley Square, canzone popolare che risale additrittura al 1940 che nel testo recita: There were angels dining at the Ritz. Azraphel e Crowley. Interpretati impeccabilmente da un composto e nobile Michael Sheen e da un ottimo David Tennant in versione rockstar: l’efficace approfondimento del rapporto tra i due è uno dei punti focali su cui si sviluppa la serie. Il cast è impreziosito, tra gli altri, da Frances McDormand, la voce (over, narrante) di Dio e da Benedict Cumberbatch, il Diavolo. La colonna sonora dei Queen – frutto di tanti riferimenti nel romanzo – impreziosice il tutto.

La nota meno lieta rimane l’aspetto visivo, dove sia a livello di fotografia che di regia non si registrano particolari guizzi, anzi, a volte risulta tutt’altro che convincente. Ed è un difetto evidente in troppe sequenze per essere ignorato, anche se nel complesso la serie è davvero buona e riesce in quello che è il suo principale obiettivo: intrattenere, divertire e, perché no, attraverso l’ironia lanciare anche qualche messaggio di critica sociale con un’inaspettata vena ottimistica finale. A vincere, dopotutto, è l’idea. Che è veramente ottima.

La serie è disponibile in home-video: leggi la scheda tecnica su Villaggio Tecnologico

Maximal Interjector
Browser non supportato.