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I 3 migliori film di Terrence Malick

Terrence Malick sarà il protagonista del nostro workshop che terremo il 10 e il 17 febbraio presso BASE Milano: per celebrare l'evento, abbiamo pensato di proporvi la classifica dei suoi tre migliori film. Ecco il nostro podio!

3° Posto: La rabbia giovane

Grande opera prima del trentenne Terrence Malick: un road movie riletto con piglio insolito e personale, relegando in secondo piano l’azione e puntando in modo deciso sull’introspezione psicologica. Kit e Holly sono due personaggi mossi da inquietudini di uguale intensità che si manifestano in maniera assai diversa: lei annota tutto sul suo diario con candore innocente, innamorata e estasiata dalle nuove esperienze di cui sembra cogliere solo i lati positivi; lui ha il grilletto facile, agisce e uccide senza pensare troppo alle conseguenze, segue i suoi impulsi anche quando la razionalità e la convenienza personale suggerirebbero di fare diversamente (come nel finale). In questo modo Malick descrive due anime che si muovono senza direzione, perse nell’immensità delle Badlands, affascinante emblema di una natura muta osservatrice che accentua il senso di tragedia incombente. Un esordio da incorniciare, tra i più importanti della New Hollywood.

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2° Posto: The Tree of Life

Il progetto più ambizioso nella carriera di Terrence Malick. La Natura severa e brutale (incarnata dal padre di Jack) e la Grazia spirituale sensibile e amorevole (di cui la madre di Jack è emblema) sono due elementi tra loro conflittuali eppure necessariamente complementari, ambedue parti integranti dell’esistenza di ciascun individuo e di ogni microcosmo sociale. Fedele a uno sguardo cinematografico unico e personalissimo e refrattario a un tipo di narrazione lineare, il regista texano costruisce un’opera magniloquente, magmatica e ermetica, in cui al dialogo viene preferito il monologo interiore e il racconto si snoda come un vero e proprio flusso di coscienza tra suggestioni, silenzi e sguardi pregni di significato e carica emozionale, immagini evocative di abbacinante bellezza (grazie alla splendida fotografia di Emmanuel Lubezki).  Palma d’oro al Festival di Cannes.

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1° Posto: La sottile linea rossa

La terza regia di Terrence Malick è arrivata a vent’anni di distanza da I giorni del cielo (1978) e dopo un volontario esilio dal mondo del cinema. Nuovo adattamento del romanzo di James Jones (la precedente versione, La sottile linea rossa del 1964, è stata firmata da Andrew Marton), il film prende a pretesto il secondo conflitto mondiale per riflettere sul senso dell’esistenza, sulla cieca ferocia dell’essere umano e sull’assurdità della guerra. Un racconto polifonico in cui i monologhi interiori dei vari personaggi accompagnano immagini di struggente bellezza arricchendole di un’aura filosofica, mentre la narrazione procede per ellissi, suggestioni visive e riflessioni spirituali, dando forma cinematografica a un ininterrotto flusso di coscienza che passa da un soldato all’altro, amplificando il disagio emotivo di ciascuno ed evidenziando le sofferte contraddizioni tra il pensiero e l’azione. Come sempre in Malick, i personaggi si muovono sullo sfondo di una natura bellissima ma indifferente alle sorti umane, elemento né benevolo né maligno in grado di mettere a nudo miserie e fragilità sia di carattere individuale che universale. Un’opera complessa e struggente, profonda e memorabile, capace di parlare con uguale intensità agli occhi, alla mente e al cuore dello spettatore. Orso d’oro a Berlino e sette nomination all’Oscar per uno dei film di guerra più importanti di tutti i tempi.

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