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I 5 migliori film di Kathryn Bigelow

Definita a lungo e in maniera neanche troppo sottilmente sessista “la sola regista donna che gira come un uomo”, il premio Oscar Kathryn Bigelow è tra le più vigorose e fondamentali registe americane contemporanee.
Prima donna a vincere l’Oscar nel 2010 con The Hurt Locker, è da sempre autrice muscolare e controversa, allieva ideale di due maestri come Sam Peckinpah e Don Siegel ma capace di imprimere alle proprie pellicole uno stile e un timbro personali. Una voce che negli ultimi anni si sta imponendo con forza sempre maggiore, rendendola un’irrinunciabile cantrice dell’America di oggi e delle sue ferite irrisolte.

In occasione del suo compleanno, scopriamo quali sono i suoi cinque film migliori secondo la redazione di longtake.

5) The Hurt Locker

«La guerra è come la droga, crea dipendenza», recita la frase che apre il film. E infatti, è una forma di addiction quella che affligge il protagonista, non un eroe o un patriota modello, ma semplicemente un eccezionale professionista che ogni giorno rischia la vita e che pure non riesce a vivere in altro modo. La sua odissea quotidiana è raccontata in modo orizzontale senza una vera e propria trama, con uno stile quasi documentaristico: la Bigelow ci sbatte direttamente nell’inferno più tremendo con una pellicola buona anche se non eccelsa, priva di fronzoli e giudizi politici (c’è chi lo ha considerato un film destrorso, ma l’immagine dell’esercito americano non ne esce proprio immacolata). Dal punto di vista narrativo è piuttosto didascalico, ma il ritmo è alto e la tensione è sempre palpabile. Un po’ ridondante, ma cinematograficamente maestoso.

Qui la nostra scheda completa del film.

4) Detroit

La sommossa di Detroit del 1967, conosciuta anche come rivolta della 12th Street, viene raccontata dalla regista statunitense Kathryn Bigelow in un dramma ad alto tasso di pathos, che poggia su una messa in scena di sconcertante impatto. A partire da una sceneggiatura di Mark Boal, alla terza collaborazione con la Bigelow dopo The Hurt Locker (2008) e Zero Dark Thirty (2012), e nel cinquantesimo anniversario dell’evento, il film racconta una delle pagine più cruente di tutta la storia americana concentrandosi nello specifico su ciò che accadde all’Algiers Motel, dove tre afroamericani furono uccisi e altri sette, più due donne bianche, furono massacrati da alcuni agenti di polizia che li presero di mira e li pestarono a sangue, venendo in seguito scagionati. Quello della Bigelow è un lavoro febbrile e durissimo, girato con sensazionale perizia quando scende sul terreno degli scontri, ricostruiti con efficace ma anche livida spettacolarità, ma che non manca, allo stesso tempo, di sviscerare le radici storiche e culturali della violenza razziale che racconta. Il nervosismo palpitante delle immagini della regista lavora infatti sul crinale della Storia quasi a creare un ponte solidissimo con un presente americano in cui la prevaricazione sul corpo e sull’identità nera si è se possibile radicalizzata, consolidata, moltiplicata, divenendo strumento sempre più politico di sopraffazione culturale e sociale (il più importante punto di riferimento letterario di oggi, a questo proposito, è il bellissimo Tra me e il mondo di Ta Nehisi-Coates, da recuperare di pari passo al film).

Qui la nostra scheda completa del film.

3) Point Break – Punto di rottura

Cult imprescindibile degli anni Novanta, rivela tutte le qualità della quarantenne Kathryn Bigelow, all’epoca moglie di James Cameron che qui opera in veste di produttore esecutivo. Con un notevole talento visivo e la capacità di costruire un ritmo serrato, l’autrice riesce a lasciare un segno indelebile nel genere action – caso rarissimo per una regista donna nel cinema americano – plasmando le logiche del poliziesco a una storia di sfida quasi ancestrale tra due uomini, tra ordine e caos, tra uomo e natura.

Qui la nostra scheda completa del film.

2) Zero Dark Thirty

A quattro anni dal pluripremiato The Hurt Locker (2008), incentrato sulla guerra in Iraq, Kathryn Bigelow torna a confrontarsi con la storia americana contemporanea attraverso un ambizioso progetto messo in cantiere con lo sceneggiatore (e suo compagno) Mark Boal. L’inattesa uccisione del capo di Al Qaeda, avvenuta il 2 maggio 2011, ha costretto la produzione a modificare il plot. Il film si basa sui veri documenti della Cia e il personaggio di Maya è ispirato all’agente che localizzò Bin Laden, la cui identità resta tuttora ignota al pubblico. Con una meticolosità notevole nella ricostruzione degli eventi (solo in minima parte romanzati), uno stile asciutto e una totale sospensione di giudizi o facili retoriche a favore di un’efficace costruzione della tensione, la Bigelow si dimostra ancora una volta rigorosa narratrice e riporta il tema della guerra al terrorismo, raccontato in diverse serie tv (24Homeland), alla dimensione del grande schermo.

Qui la nostra scheda completa del film.

1) Strange Days 

Titolo chiave della cinematografia americana anni Novanta, sia per forma che per contenuti. Lo spunto di partenza è costituito dai disordini del 1992 seguiti all’uccisione di Rodney King, rievocati in un futuro prossimo violento e nichilista. Si sente forte l’impronta estetica di James Cameron, che sceneggia – insieme a Jay Cocks – e produce, ma è soprattutto il talento vorticoso della Bigelow a trovare libero sfogo in questo caleidoscopico mix di actionnoir e trattato distopico con suggestioni sci-fi apocalittiche. I lisergici viaggi mentali nel mondo parallelo dello Squid sono girati con piani-sequenza in soggettiva al limite dell’incredibile, ma ad affascinare ancora maggiormente sono la schizzata messa in scena di una Los Angeles acida e notturna, la profonda complessità socio-politica e la riflessione postmoderna su reale e virtuale.

Qui la nostra scheda completa del film.

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