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Jean Vigo ritrovato a Bologna!

Bologna rende omaggio a uno dei più importanti maestri nella storia del cinema: la trentunesima edizione de Il Cinema Ritrovato (24 giugno – 2 luglio) ha scelto di celebrare Jean Vigo.

Jean Vigo ritrovato“, a cura di Bernard Eisenschitz, ha portato a Bologna la versione restaurata de L’Atalante, che ha aperto il Festival il 24 giugno. «Ringraziamo la Gaumont che fu l’autrice dei tagli all’opera di Vigo» ha detto Gian Luca Farinelli, direttore della Cineteca «per aver deciso di restaurarla utilizzando tutte le tecnologie digitali così da migliorare quanto già era stato fatto nel lavoro di una ventina di anni fa».

Figlio di un anarchico, geniale, sregolato, censurato dal governo francese, dotato di una prospettiva artistica personalissima e originale, Vigo ha saputo regalare al cinema capolavori assoluti. Troppo pochi, data la sua breve vita, terminata a soli 29 anni a causa di una tubercolosi.

Tre film (un documentario e due medio-lungometraggi di finzione) che hanno segnato in modo indelebile la storia della settima arte, riuscendo a imprimersi nell’immaginario collettivo e culturale del nostro tempo.

 

A proposito di Nizza (À propos de Nice), 1930:

Vigo firma il suo esordio e realizza un documentario perfettamente calato nell’estetica avanguardistica degli anni Trenta. L’autore francese dipinge un vero e proprio affresco della Nizza a lui contemporanea, con uno stile del tutto neutrale, senza mai scendere a patti con il gusto degli spettatori. La città si erge a protagonista assoluta, mostrando i divari e le ingiustizie del tessuto sociale: opera prima di notevole visionarietà. Da recuperare.

 

Zero in condotta (Zéro de conduite), 1933:

In un austero collegio francese governato da adulti ottusi che vietano la creatività e assegnano severe punizioni, quattro ragazzi prendono uno zero in condotta: si ribelleranno. Da un’esperienza autobiografica (l’internamento in un collegio per otto anni), Jean Vigo sceglie di raccontare l’infanzia come energia vitale e spirito di protesta contro l’ordine costituito. Creatività visiva spinta ai massimi livelli e senso di emancipazione assoluta, che mira apertamente alla rivendicazione dell’identità: semplicemente imprescindibile. Poco dopo la realizzazione, Vigo si scontrò duramente con la censura che bollò il film come antifrancese e ne procrastinò l’uscita fino al 1945.

 

L’Atalante (L’Atalante), 1934:

Ultima opera di Vigo (che non riuscì a supervisionarne il montaggio) prima della sua prematura morte, L’Atalante uscì nelle sale completamente snaturato da tagli imposti dalla produzione. Al di là dell’insuccesso commerciale che ne seguì, il film è una vera e propria sinfonia visiva che unisce elementi documentaristici all’estetica sperimentale delle avanguardie: un inno alla vita e all’irrazionale forza del desiderio, alla gioia della scoperta e al furore della passione, alla folle ed entusiasta bramosia del sentimento d’amore e al rimettersi costantemente in gioco. Celeberrima la sequenza dell’apparizione subacquea della sposa fluttuante, ripresa come sigla d’apertura del programma Rai Fuori Orario.

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