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Joaquin Phoenix parla del suo Joker: "È qualcosa di unico"

Qualche giorno fa la Warner Bros. ha confermato ufficialmente Joaquin Phoenix nel ruolo del Joker nel nuovo film diretto da Todd Phillips interamente dedicato al villain DC.

Recentemente l’attore ha rilasciato una nuova intervista a Collider nella quale ha raccontato le origini del progetto e la propria esperienza nel rapportarsi a un ruolo così controverso e impegnativo: Phoenix ha espresso la sua opinione in merito al film, al lavoro di Todd Phillips e all’idea di realizzare un lungometraggio così strettamente legato al mondo dei fumetti e dei supereroi e al contempo desideroso di svincolarsi da una categorizzazione in termini di comic movie. L’attore ha inoltre confessato le proprie preoccupazioni e paure nei confronti del personaggio e delle aspettative dello Studio e dei fan.

Qui di seguito le sue dichiarazioni:

Quando mi trovo a dover decidere su cosa lavorare cerco sempre di prendermi del tempo e di valutare diversi fattori. Il percorso ovviamente prevede la lettura della sceneggiatura e l’incontro con il regista, cui seguono nuovi e continui appuntamenti e discussioni. Credo che (Todd Phillips) sia impressionante e sembra possedere una visione e una comprensione molto interessanti di questa realtà e di ciò che vuole dire. Dunque c’è qualcosa di molto stimolante nel lavorare con lui a un progetto tanto particolare. Lo sto vivendo come qualcosa di unico; è, in un certo senso, un mondo a sé e forse, soprattutto, mi spaventa che possa far emergere qualche mio lato che non mi piace: questo è ciò che mi fa più paura. 

In merito alle esigenze dello Studio e alle reazioni dei fan sul web l’attore si è così espresso:

È una versione ingigantita di ciò con cui hai a che fare quando sei un attore. Quando ottieni una sceneggiatura, ovviamente, ne discuti con lo sceneggiatore, che di solito è anche regista; negli ultimi anni, almeno, ho lavorato con autori che erano sia sceneggiatori che registi: questi hanno le loro aspettative, hanno la loro idea in testa, hanno immaginato gli attori, quindi nel momento in cui accetti il ruolo vivi una certa ansia e ti domandi “sarò all’altezza delle loro aspettative?” E a un certo punto devi soltanto rendere il ruolo tuo, senza considerare chi avrebbero voluto prima di te o che cosa fosse il film sei mesi fa: si tratta di ora e io devo trovare la mia strada. In qualche modo è una sensazione già provata in passato, ma la si percepisce ingigantita perché non si tratta di soddisfare le aspettative di una sola persona, ma di almeno una dozzina di persone.

Alla domanda a quale genere cinematografico ricondurre il progetto Phoenix ha risposto rifiutando ogni semplice categorizzazione:

Non definirei questo un genere qualsiasi, non lo chiamerei un film di supereroi o di un grande studio…è qualcosa di unico. E più di ogni altra cosa – e credo sia la più importante – ritengo Todd una persona molto appassionata e generosa: lavorare con lui è davvero eccitante. Ed è in un contesto così stimolante che prendono forma dei personaggi incredibili che hanno a che fare con conflitti reali: a volte sono esposti, a volte no. Ho sempre creduto ci fossero personaggi interessanti nei fumetti degni di essere approfonditi e penso che sia quanto anche Todd trova di attraente in questo progetto.

Infine, l’attore ha rivelato di aver già pensato a un simile progetto anni fa, ma di aver inizialmente accantonato il personaggio del Joker perché già trasposto sullo schermo in tempi troppo recenti:

Tre o quattro anni fa ho chiamato il mio agente e ho chiesto perchè non si volesse scegliere uno di questi personaggi farne un film a basso budget, uno studio sul suo carattere. E perché non prendere uno dei cattivi? E ho pensato di non poter fare il Joker perché, sai, quel personaggio era appena stato fatto. Quindi ho iniziato a pensare ad altri personaggi e lui ha detto che avrebbe organizzato una riunione generale con la Warner Bros. Io ho detto che non sarei andato, non potevo andare a una riunione generale. Così me ne dimenticai, finché non ho sentito parlare di questa idea e la cosa mi ha molto interessato, perché era proprio il tipo di esperienza che cercavo: mi sembrava di avere qualcosa da offrire sullo schermo.

Fonte: collider.com

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