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Jovanotti alla Festa di Roma: "Ecco i miei 15 film della vita"

Bagno di folla alla Festa del Cinema di Roma per Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, letteralmente travolto dall’entusiasmo dei moltissimi fan accorsi all’Auditorium Parco della Musica prima del suo Incontro Ravvicinato moderato da Antonio Monda. Una conversazione nella quale l’artista toscano ha stupito tutti parlando a braccio per quasi due ore, con la vitalità e la generosità che lo contraddistinguono anche come cantante, dei film che da gli stanno più cuore, “da spettatore, non da cinefilo”. Jovanotti ha commentato con dovizia di dettagli ogni singola scelta, corredata da una sequenza rappresentativa del film in questione, dando il via all’incontro con un’interminabile lista, portata avanti quasi a ritmo di rap…

L’autore degli album Safari e Ora si è così espresso sui film selezionati: “Il cinema mi piace come esperienza in sé, sempre e a prescindere. Quando si spengono le luci, come nei concerti, è sempre un momento magico ed emozionante. Sono nato nel 1966 e come tutti sono cresciuto guardando il cinema e la televisione”. Di seguito le singole scelte, una per una, nell’ordine in cui sono state mostrate al pubblico della Sala Sinopoli. Accanto ad esse non si è fatta attendere, su esplicita sollecitazione di Monda, una chiosa sul recente Nobel per la Letteratura a Bob Dylan: “Non è un premio al pop ma un premio a Bob Dylan, nessun altro artista che non sia lui può sentirsi chiamato in causa o responsabile di una fetta di questo premio. Trovo che il suo contributo artistico sia immenso e indiscutibile e che i suoi siano testi strepitosi. Paragonabili a versi di William Blake, letteratura purissima”.

15. The Blues Brothers, John Landis

“Un film che mi piace moltissimo, a cominciare dall’equilibrio astratto tra ciò che avviene nel negozio e ciò che succede in strada. Landis in questo film non ha lasciato nulla a caso, anche i costumi, che danno l’impressione di essere casualmente perfetti ma in realtà sono tutt’altro che casuali”.

14. La febbre del sabato sera, John Badham

“Un film che agitava al suo interno elementi allora scomodi per la società americana, il razzismo, la working class, il turpiloquio, tutti quanti inseriti nel contesto della danza e nell’ambito circoscritto e puntuale del sabato sera. Il protagonista dunque è un piccolissimo eroe di un piccolissimo mondo, e questo mi attrae. Ma le motivazioni del mio amore per questo film potrebbero essere in fondo anche solo ritmico-fisiche: basterebbe la camminata di John Travolta sui leggendari titoli di testa per renderlo immortale. Il film potrebbe anche finire lì, a dirla tutta e a pensarci bene”.

13. Kill Bill Vol. 1 & 2, Quentin Tarantino

“Tarantino è un ladro dichiarato, al servizio, in questo caso, di una giostra travolgente, divertente, emozionante, senza freni, anche se i suoi film mi piacciono tutti. La scena in cui Uma Thurman e Daryl Hannah si picchiano senza esclusione di colpi è geniale per la quantità e la qualità di riferimenti che riesce a inglobare e per la gestione incredibile del suono. Se chiudete gli occhi e vi limitate anche solo ad ascoltarla, avrete già un’idea chiarissima di cosa sia soltanto attraverso il sonoro”.

12. I quattrocento colpi, Francois Truffaut

“Un dono enorme che Truffaut ha fatto all’umanità”.

11. …altrimenti ci arrabbiamo!, Marcello Fondato

“Probabilmente è l’anticinema, lontano da qualsiasi velleità espressiva. Però si tratta della distruzione raccontata in maniera poetica, allegra, sincera e poi è bellissimo veder raccontare l’amicizia in generale, per non parlare di un’amicizia che si concretizza anche nella diversità fisica come in questo caso”.

10. Stand By Me – Ricordo di un’estate, Rob Reiner

“L’ho fatto vedere a mia figlia Terese e, a differenza di altri film che io amo molto ma che hanno più patito di più il gap generazionale, questo è diventato subito il suo film preferito, l’ha adorato enormemente”.

9. Yuppi Du, Adriano Celentano

“Celentano come regista avrà avuto anche delle magagne stilistiche che però sono state per lui un grande potenziale, ma la sua vera forza e ciò che mi ha insegnato di più come artista è l’estrema cura dei dettagli senza darla a vedere. Si tratta di una lezione per me fondamentale anche in ambito musicale, nella quale Adriano è un maestro perché sembra che partorisca tutto nell’arco di un istante ma in realtà è un incredibile maniaco dei dettagli, estenua i suoi musicisti e li fa provare davvero mille volte, molto più di quanto possa fare io”.

8. Un sogno lungo un giorno, Francis Ford Coppola

“Coppola, che io stimo in maniera incredibile e immensa, aveva chiuso Apocalypse Now con l’orrore, ultima parola pronunciata da Brando in quel film magnifico. Qui invece, nella sua opera immediatamente successivo, siamo di fronte all’amore che accende una luce. Io vedo questa concatenazione e questo slittamento in maniera inequivocabile”.

7. Timbuktu, Abderrahmane Sissako 

“Un film che mi ha sorpreso enormemente quando sono andato a vederlo al cinema due anni fa. Oltre alla meravigliosa scena della partita di calcio senza palla ce n’è un’altra dove il terrorismo è trattato alla stregua di una performance rap, a riprova che il terrorismo di oggi ha a che fare sicuramente con tanti elementi della contemporaneità e non c’entra nulla con la religione”.

6. La città incantata, Hayao Miyazaki

“Vedere i genitori trasformati in maiali è un’esperienza che capita a tutti, nella vita. Prima avevi un’immagine idealizzata di loro, poi invece scopri che sono persone come tutti, coi loro pregi e i loro difetti. Hayao Miyazaki per me è uno dei massimi maestri del cinema di tutti i tempi”.

5. Io, Chiara e lo Scuro, Maurizio Ponzi

“Ho adorato il cinema di Francesco Nuti negli anni ’80 e ho visto al cinema tutti i suoi film all’epoca. Fu importantissimo per la mia generazione e provo per un lui un enorme senso di gratitudine”.

4. Andrej Rublëv, Andrej Tarkovskij 

“Amo tutto Tarkovskij, chiaramente si tratta di film che richiedono il loro tempo, di uscire fuori dalle logiche della fruizione contemporanea e di dedicare loro anima e corpo. E’ come Guerra e Pace di Tolstoj: probabilmente l’autore lo taglierebbe di tre quarti se lo scrivesse oggi, per venderlo, ma non si può non leggerlo tutto così com’è se vuoi sapere cos’è veramente il romanzo. La stessa cosa vale per Tarkovskij. Lui non fa prosa cinematografica, fa poemi per immagini”.

3. Taxi Driver, Martin Scorsese 

“Mi colpì il suo essere contro, un punk e un ribelle. Uno di quei film che si possono definire dei creatori di meme, fatto di tanti momenti che potrebbero stare da soli in una gif: tutto Scorsese è un creatore di grandissime sequenze isolabili alla perfezione e credo che lo faccia volutamente. Taxi Driver fu un capolavoro trasgressivo e Scorsese è letteralmente Il Cinema, anche i suoi documentari dimostrano la capacità incredibile di riprendere la musica, quello sugli Stones, Shine a Light, ma non solo. A 17 anni era già uno degli operatori di Woodstock, dopotutto…”.

2. Mad Max: Fury Road, George Miller

“Si tratta di puro intrattenimento, che però non ha nulla di sminuente rispetto all’arte con la A maiuscola. Guardare questo è come, immagino, guardare il motore di una Ferrari per la perfezione e la potenza che emana. Per me equivale alla volta di una chiesa dipinta nel Rinascimento, per la cura maniacale dei dettagli che sprigiona. E’ per certi versi come un porno, non c’è un vero plot, iniziano picchiandosi e dopo due ore smettono di farlo. In mezzo alle botte, però, c’è un enorme piacere per la visione in grado di sobillare lo sguardo”.

1. Amarcord, Federico Fellini

“L’abbiamo tenuto alla fine con Antonio Monda perché sia io che lui pensiamo che Fellini sia il più grande di tutti. La mia Le tasche piene di sassi è un’immagine rubata allo zio Teo di Ciccio Ingrassia, i sassi poi mi piacciono perché sono belli e misteriosi. Teo vuol dire Dio e credo che Fellini abbia voluto dirci che Dio è matto, che non procede con gli stessi meccanismi razionali che noi mettiamo in campo soprattutto quando cresciamo. Una lezione bellissima”.

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