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"Kingsman 2: Il Cerchio d'Oro" - La nostra intervista in esclusiva a Julianne Moore!

Per Matthew Vaughn la chiave per il successo per un film come Kingsman è data dal villain. Così, dopo aver alzato il tiro con Samuel L. Jackson nel ruolo del vistoso (e bleso) Richmond Valentine in Kingsman: The Secret Service, il regista si era mostrato determinato a trovare un altro personaggio che il pubblico potesse altrettanto adorare nei panni di un cattivo.

Ecco dunque Poppy Adams, un’americana signora del crimine che vive in esilio nel suo personale parco a tema immerso nelle terre selvagge della Cambogia: Poppyland. Per interpretare quest’antagonista lunatica e appariscente, i cui malefici piani si vanno a scontrare con i Kingsman e gli Statesman, Vaughn ha scelto di rivolgersi alla meravigliosa Julianne Moore.

Considerata una delle più grandi attrici al mondo, Julianne Moore è un’interprete profondamente versatile che può vantare una carriera contraddistinta da numerosissime interpretazioni memorabili, basti pensare a film come Boogie Nights, Magnolia, Hunger Games, The Lost World: Jurassic Park e, ovviamente, Still Alice, per il quale ha vinto un meritatissimo (e troppo a lungo rimandato) Oscar come Migliore attrice protagonista.

Noi abbiamo avuto l’occasione di parlare con lei del personaggio di Poppy, del suo look, delle riprese nella magnifica location di Poppyland e di molto, molto altro ancora:

Come si è trovata coinvolta in Kingsman: The Golden Circle?

Sono amica di Colin Firth [Moore ha lavorato con Firth in A single Man di Tom Ford, 2009]. Ho ricevuto un’ e-mail da parte sua nella quale mi diceva che Matthew voleva parlarmi del sequel di Kingsman. Voleva sapere se avessi gradito il primo film; gli ho detto di sì. Mi è piaciuto il suo modo di fare: era divertente, pieno di energia e di spirito di inventiva! Mi ha chiamata e mi ha detto: «Ho questa idea per il cattivo di Kingsman 2 e voglio che sia tu a interpretarlo». È successo tutto grazie a Colin Firth, è stato lui il tramite.

Era una fan del film originale?

Assolutamente sì. È qualcosa di completamente diverso rispetto al genere cui appartiene. È una sorta di improvvisazione sullo spy movie, qualcosa che non si vede tanto spesso. Ci sono di mezzo azione e humor, ma allo stesso tempo un’intelligenza molto acuta. Quando “giochi” con un genere cinematografico devi avere bene in mente il modello di riferimento per saperlo rendere al contempo più moderno.

Come si è approcciata al personaggio di Poppy?

Molto del personaggio era già ben espresso nello script. Poppy è  divertente, ma allo stesso tempo chiaramente sociopatica. Ciò che ho amato di più di lei è la sua brama. Poppy è prima di tutto una business woman e vuole essere riconosciuta per il proprio acume. È anche profondamente legata alla cultura popolare americana: le manca moltissimo e vorrebbe disperatamente tornare indietro. Ogni cosa del suo mondo è lì per compensare il suo bisogno di far ritorno a casa. Ho subito pensato che fosse grandioso.

È sicuramente un personaggio pittoresco, la cui entrata in scena sa come conquistare lo spettatore…

Non importa quanto i suoi capricci appaiano oltraggiosi: sono normali nel suo mondo, non se ne rende conto. È megalomane così come tutti i grandi cattivi. Un film che amavo tantissimo da ragazzina era l’originale Superman: guardare Gene Hackman interpretare Lex Luthor accanto alla sua fidanzata complice…erano così divertenti e così reali, dei veri villains. Questo è il modello al quale mi rifacevo mentre lavoravo al film.

Poppy è una cattiva che si sporca le mani?

Non esattamente: Poppy dà più che altro ordini a chi fa il lavoro sporco per lei. È un po’ una presa in giro dei film di James Bond: ci sono questi “gadget” in cui qualcosa si trasforma in qualcos’altro, ad esempio una scarpa in un motoscafo, roba del genere. Io ad esempio ho dei cani robot. Ci sono moltissime possibilità – queste persone sono talmente ricche da potersi permettere di tutto.

Per quanto Poppy sia bizzarra, c’è un aspetto che coinvolge il mondo reale nel suo grande piano. Un piano che Matthew ritiene susciterà molti dibattiti una volta visto il film.

Una cosa interessante di questi film è che i cattivi non stanno semplicemente lì ad arricciarsi i baffi: le loro convinzioni hanno un fondamento logico. Sam Jackson/Richmond Valentine era un ambientalista cui stava più a cuore la natura della vita umana. In questo caso, le idee di Poppy potrebbero anche suonare corrette, ma si finisce comunque per schierarsi dall’altra parte. La sensazione è che lei possa anche avere ragione, ma è troppo squilibrata e accecata dal desiderio di arricchirsi. Il suo non è un comportamento altruista.

Poppy trascorre gran parte del suo tempo a Poppyland, luogo che Matthew e la produzione hanno realmente costruito nel complesso cinematografico di Leavesden. Com’è stato per lei, come attrice, poter godere di un mondo fittizio tanto dettagliato?

È un set strabiliante. La scenografia era qualcosa di formidabile. Un mondo intero collocato nel bel mezzo della giungla, con un cinema, una cucina e una sala da bowling…è un risultato straordinario che ti dà un senso di appartenenza. Ma, come ricordo sempre alle persone, stiamo recitando. Tutto è finzione. Noi dobbiamo svolgere il nostro lavoro indipendentemente dalle condizioni in cui ci troviamo.

Matthew ha descritto Poppy come la “fidanzatina d’America finita male”. Ciò sembra riflettersi perfettamente nel suo abbigliamento. Quanto ha lavorato a stretto contatto con Arianne Philipps per il look?

Arianne è fantastica. Matthew voleva un look americano classico e signorile. Molte idee alle quali aveva pensato appartenevano a un preciso periodo storico. Io e Arianne, essendo americane, abbiamo immediatamente capito che cosa intendesse, ma volevamo allo stesso tempo creare qualcosa che fosse senza tempo. Volevo che tutti i vestiti consentissero libertà di movimento e mantenessero vivo il corpo del tessuto. Il look di Poppy è profondamente americano, attraente, elegante e tipico della cultura degli States.

Com’è stato lavorare con Matthew Vaughn?

Ho davvero apprezzato lavorare con qualcuno dotato di una simile immaginazione e con delle idee tanto chiare circa il mondo che intende andare a costruire. Matthew possiede un istinto naturale nell’armonizzare le sue opere: il suo è un timbro complicato e inusuale e io ero davvero eccitata all’idea di contribuirvi. Amo la cura che presta ai dettagli: ha una visione d’insieme straordinaria, ha bene in mente tutto ciò che accade e vuole che venga realizzato nel modo migliore possibile. Il film è a tutti gli effetti come un figlio per lui. È sempre molto cauto per quanto riguarda lo stile e il tono: c’è sicuramente una vena di oltraggiosità – è molto divertente – ma questa vena non diventa mai una minaccia. Penso che Matthew sia stato davvero molto bravo a mantenere tutto sotto controllo.

Qui di seguito vi riproponiamo il trailer italiano di Kingsman – Il Cerchio d’Oro, in arrivo nelle sale il 21 settembre:

Maximal Interjector
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