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L'amica geniale: le nostre impressioni sulle prime due puntate della serie vista a Venezia 75

Un’amicizia femminile, quella tra Lila Cerullo ed Elena Greco, dall’infanzia nella Napoli degli anni Cinquanta del secolo scorso fino ad oggi: è questo l’arco narrativo coperto da L’amica geniale, il caso letterario di Elena Ferrante che ha inchiodato alle pagine moltissimi lettori e che adesso arriva sul piccolo schermo in una serie tv diretta da Saverio Costanzo, della quale abbiamo avuto modo al Lido di vedere le prime due puntate (arriverà anche su Rai Uno, ma in autunno).


Troppo ridotto il segmento visionato per farsi un’idea complessiva ed esaustiva della serie, prodotto ambizioso e sentito che sembra fin da subito toccare le corde giuste, ma anche sufficiente per capire quanto e in che misura l’attesa operazione di Costanzo possa addentrarsi nelle pieghe del romanzo originale, scegliendo di adattare, per il momento, soltanto il primo capitolo. La serie, HBO-Rai Fiction e TIM Vision, si mostra fin da subito molto fedele alle pagine della Ferrante, e non potrebbe essere altrimenti considerate le solide premesse di partenza.



L’adattamento in immagini è dunque cristallinamente al servizio della scrittura, i rivoli del racconto onorati e rispettati con ragione e sentimento, il tono malinconico e insieme tagliente in cui è avvolta l’infanzia delle due protagoniste abbastanza sintonizzato, dal punto di vista espressivo, con lo stile di Costanzo, che sembra sparire dietro la fonte letteraria in maniera salutare. Senza imporsi, senza ricorrere per il momento ai suoi stilemi, con un calore pronto ad abbracciare anche l’ambientazione partenopea e retrò della serie.


Le prime due puntate confermano la nettezza di questo approccio, con un imballaggio perfettamente in linea con le richieste del mercato internazionale. Dato che la Ferrante, da James Franco in giù, riscuote un gran consenso anche tra il pubblico americano e il relativo star system. Uno studio dell’infanzia, in definitiva (ma ne riparleremo in toto quando la vedremo per intero), che al netto di qualche sensazionalismo melodrammatico nella recitazione lascia aperte le porte alla speranza per un proseguo all’altezza.


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