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Milano Film Festival 2016 – Chi è Albert Serra?

Quest’anno il Milano Film Festival ha deciso di arricchire il suo (già corposo) programma dando ampio spazio a uno dei registi più curiosi e discussi degli ultimi anni: Albert Serra. A partire da oggi (Day 8) infatti, diverse proiezioni saranno dedicate al catalano e sarà anche possibile incontrare l’autore durante la conferenza programmata per venerdì sera allo spazio Oberdan (ingresso libero).

Ma partiamo da una domanda semplice: chi è Albert Serra?

Nato 41 anni fa a Banyoles, nel cuore della Catalogna, Serra decise di trasferirsi a Barcellona poco più che adolescente per dedicarsi agli studi di filosofia, letteratura e storia dell’arte. Ben presto, tuttavia, subentrò la sua passione per il grande schermo a cui ormai, da più di dieci anni, ha deciso di dedicarsi a tempo pieno. Tra corti e lungometraggi, la sua filmografia vanta ben 14 lavori: noi di LongTake abbiamo scelto di focalizzarci sui quattro titoli più significativi della sua carriera.

Anche se inusuale, partiamo dal suo ultimo lavoro: La mort de Luis XIV (in programma questa sera alle 21 allo spazio Oberdan). Presentata quest’anno al Festival di Cannes, la pellicola racconta l’inesorabile e agonizzante morte di uno dei sovrani più importanti della storia francese. Serra decide di lavorare minuziosamente sull’impressionante fotografia ricavata dalle fonti di illuminazione naturale interne alle singole sequenze, generando un naturalismo dell’immagine spaventosamente simile alla pittura dal vero. Film sorprendente, estremo e drammaticamente teso al tableau vivant dall’inizio alla fine.

Domani sera, intervallati dall’incontro con il regista, saranno proiettati anche gli altri due lungometraggi in programma. Il primo della serata sarà Honor de cavallería (2006): considerato dai critici il primo e vero lavoro di Serra, il film racconta la storia di Don Chisciotte e del suo fido scudiero, i quali trascorrono il tempo immersi in una minimale quotidianità a contatto con la natura. Presentato inizialmente al Festival di Cannes e successivamente al Torino Film Festival, dove riuscì ad accaparrarsi il premio come miglior film, si tratta di un lavoro che si basa sul rapporto tra i due protagonisti. Anche la scabra bellezza del paesaggio suggerisce uno studio del rapporto tra le due figure, immerse nella natura incontaminata che li circonda.

Intervallato dalla piccola pausa in cui sarà possibile incontrare dal vivo il regista, subito dopo andrà in proiezione El cant dels ocells (2008). Per trovare le location adatte al suo film numero 3, Serra decide di attraversare in lungo e in largo mezza Europa, dalla glaciale Islanda alle roventi isole Canarie. Una trasposizione cinematografica scarnificata ma profondamente spirituale, che rilegge la sacralità con un approccio minimale. Nella pellicola emergono gli studi classici del regista, tra suggestioni letterarie e riferimenti alla pittura: un’opera sulla purezza dell’immagine e lo studio del paesaggio.

Ci siamo dimenticati qualcosa? Ovviamente no. Sabato pomeriggio, per i cinefili più incalliti, verrà proiettato Història de la meva mort (2013); considerata forse la pellicola più importante del regista ispanico, riuscì infatti a trionfare tre anni fa in Piazza Grande a Locarno, conquistando il Pardo d’oro per il miglior film. Tra un Casanova anziano e patetico e un Dracula sensuale e seducente, Serra racconta la caduta dell’illuminismo in favore delle tenebre del romanticismo. Opus complessa ed estenuante (il film dura oltre 140 minuti): Serra raggiunge l’obiettivo di raccontare l’incontro-scontro tra due momenti storico-filosofici opposti e contrari, con la netta prevalenza di uno, magico e silenzioso, che dilagando nelle tenebre finisce letteralmente per oscurare l’altro, logorroico e dimostrativo. I due protagonisti sono viva allegoria l’uno della puntualità scientifica dell’illuminismo, l’altro dell’umbratile inconsistenza del sentimento.

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