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Milano Film Festival 2016 - Day 1: LongTake, il daily e tre nuovi collaboratori (scelti tra gli utenti)

C’era uno stabilimento: soffitti alti, tutto bianchissimo e tanto spazio. Quando cammini per la prima volta all’interno dell’ex Ansaldo, quando sali le scale in marmo erose dal tempo provi a immaginare cosa ci fosse in passato, ti figuri le persone che fino agli anni Ottanta lo popolavano, lavoravano, respiravano quell’ambiente. La deindustrializzazione dell’area circostante via Tortona e la conseguente riqualifica del quartiere hanno fatto nascere, proprio in quello spazio bianchissimo, un cuore pulsante di creatività e arte. Un progetto del nuovo millennio, lo Spazio Base.

Ed è qui che per la prima volta, dopo vent’anni di attività nella città meneghina, viene accolto il Milano Film Festival, un evento che dal suo esordio nel 1995 si era prepotentemente sviluppato all’aria aperta, sulle piazze, sulle strade, a contatto con la gente. Con lo scopo di far trasparire l’anima democratica, aperta della città. Conservando questa prospettiva di apertura si instaura oggi, nel ventunesimo anno del MFF, la partnership con Long Take, piattaforma web interamente dedicata al cinema, nata il 30 Novembre 2015. Long Take è più di un dizionario cinematografico contenente oltre ventimila schede di film, è più di un social dove si può stroncare o meno l’ultima uscita in sala, è più di un’interazione col pubblico veicolata esclusivamente dallo schermo dello smartphone o del computer.

Long Take gravita intorno alla Settima Arte e al medesimo tempo attorno a esso orbitano i singoli collaboratori. Ed è a questo punto della storia che entrano in gioco tre nuovi elementi. A occuparsi dei contenuti editoriali del Daily per tutta la durata del MFF non saranno solamente i redattori “storici” di Long Take ma anche tre persone provenienti da tutta Italia, con background differenti ma accomunate dalla passione per il cinema e per la scrittura. Reclutati in seguito a un processo di selezione naturalmente social, con un annuncio su Facebook e un colloquio via Skype, tre nuovi collaboratori entrano nella squadra di Long Take per seguire da vicino, anzi, vicinissimo, il Milano Film Festival.

Può una banale mattina d’estate trasformarsi in un’occasione? Per noi sì.

 

MARTINA IBBA
Nasce nell’autunno del 1993 nella tanto gioiosa e mite, quanto isolata, Cagliari, capoluogo della Sardegna. Dopo aver sperimentato molteplici stratagemmi di evasione dalla sua quotidianità quali scrivere poesie sotto orrendi pseudonimi o rifugiarsi sul tetto di casa durante l’adolescenza, a diciotto anni realizza di aver esaurito le idee. Si trasferisce a Padova, studia Comunicazione coltivando la sua passione per il giornalismo culturale in tutte le sue forme, insegue morbosamente festival letterari in giro per l’Italia, affascinata dalle storie della gente in cui si imbatte. Vive negli ultimi due anni tra Portogallo e Irlanda, rompe ogni oggetto tecnologico in suo possesso, piange per le pubblicità progresso, vorrebbe uscire a cena con Woody Allen (a patto che non si mangi pesce, perché, lei ci ha provato, ma proprio non le piace). A breve comincerà la laurea magistrale in Media Management a Milano ma, intanto, a darle il benvenuto in questa nuova città sarà la collaborazione con LongTake all’interno del Milano Film Festival. Questa esperienza la rende particolarmente felice per tre motivi: può scrivere, può scrivere di cinema, può conoscere persone stimolanti disposte, magari, a raccontarle qualche storia.

CARLOTTA MAGISTRIS
Nata il giorno dei santi nel 1994 a Pavia, imposta la prima parte della sua vita sull’atletica pesante ma scopre Michelangelo Antonioni a 15 anni e da lì non torna più indietro. Sposata con la Settima Arte, con una perversione per il cinema italiano, sceglie come amante la filosofia studiandola come facoltà all’università ma senza concederle mai l’anima fino in fondo, fino a scoprire che sono due facce della stessa medaglia. Nel periodo universitario vissuto a 500 metri dalle sue scuole superiori il caso la porta a una serie di esperienze d’amore: per tre anni conduce il programma di musica indipendente nella webradio del suo ateneo, fonda un webzine di recensioni culturali, cura una rassegna cinematografica condividendo con il suo pubblico passioni irrisolte come quella per Lars Von Trier e un giorno con qualche amico decide di imporre anche i propri gusti musicali dando vita a un giro di serate live di artisti di nicchia da 1000 fan su Facebook. Al momento mette via le mance dei nonni per comprarsi un nuovo proiettore e collabora con LongTake per il Milano Film Festival per scoprire cosa significa stare dietro a un evento cinematografico in un posto in cui è difficile trovare parcheggio.

GIULIO DISPENZA
Nato a Genova, classe 1991, da sempre ha una forte passione per il cinema. Lanciatosi fin da bambino nell’esplorazione del mondo del grande schermo, da alcuni anni ormai ha cercato di approfondire questa sua grande passione e chissà, magari, farne la sua futura professione. Dopo essersi laureato in Scienze Politiche presso l’Università di Genova, ha deciso d’iscriversi alla laurea specialistica di Informazione ed Editoria, sempre nel capoluogo ligure. A Settembre del 2015 decide di creare il suo piccolo spazio nel web creando la pagina Facebook Il Cinematografo 2.0, una piccola finestra nata con l’obiettivo di condividere curiosità, trailer e news. Laureandosi a breve con una tesi sul Cinema Documentario, ritiene che questa esperienza, in collaborazione con LongTake e il Milano Film Festival, possa accrescere ulteriormente la sua conoscenza sul mondo del cinema.

 

Ogni mattina, i contenuti del Daily tra le mani del pubblico saranno frutto anche di queste tre giovani penne, protagonisti di un’internship sui generis. Dieci giorni delle loro vite in cui non esisteranno cose giuste o sbagliate da dire, dieci giorni durante i quali butteranno giù un concentrato di esperienza redazionale cinematografica. Gireranno tra i corridoi dell’ex Ansaldo con uno sguardo critico, spieranno dietro le quinte di un evento di portata internazionale, vagheranno sempre meno sperduti e sempre più consapevoli tra quelle stanze una volta così bianche ma che, da qualche tempo a questa parte, hanno assorbito tutti i colori possibili.

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