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Milano Film Festival, giorno 10 – Dieci anni senza Antonioni

Michelangelo Antonioni è stato un autore di riferimento per il cinema moderno fin dall’esordio con Cronaca di un amore (1950), una pellicola che ha segnato la fine del neorealismo e la nascita di una nuova stagione del cinema italiano.

A dieci anni dalla morte del celebre regista gli studi e le rassegne su di lui si moltiplicano. Il Milano Film Festival offre un omaggio al Maestro attraverso gli occhi di chi gli è stato vicino durante alcuni dei suoi film più importanti e delle persone che hanno dedicato la loro carriera all’analisi dei suoi lavori.

Venerdì 29 settembre, il Festival ha inaugurato la mostra fotografica “Antonioni – Archeologia del set” a cura di ETICAARTE e l’istituto LUCE Cinecittà. BASE ospita una sezione di immagini scattate tra il 1959 e il 1964 da Enrico Appetito, fotografo di scena di Antonioni di L’Avventura e Deserto Rosso.

Al critico e giurato Rinaldo Censi è affidato il finissage della mostra alle 16.30 nello spazio B di BASE, con la conferenza “Antonioni e le arti”, un viaggio tra le opere del regista attraverso l’arte. Censi è già stato ospite dell’istituto italiano di cultura a Stoccolma, dove ha presentato un analisi visiva delle tematiche che evidenziano la polarità poetica di Antonioni: le nebbie della nativa pianura padana e la luce abbagliante dei deserti in cui sono ambientati i capolavori della sua maturità (la tetralogia esistenziale composta da L’Avventura, La Notte, L’Eclisse e Deserto Rosso); il periodo del bianco e del nero e quello del colore, la vitalità della gioventù anglosassone degli anni ’60 e ’70, la straniante modernità delle grandi metropoli e il fascino silenzioso della serie di opere pittoriche Montagne Incantate.

La sperimentazione stilistica e visiva del cineasta ferrarese è sempre stata influenzata dalla sua particolare sensibilità per gli altri linguaggi e in particolar modo per la pittura. L’Antonioni pittore ha realizzato una serie molto ampia di opere su carta, fatte ad acquerello, tempera e tecnica mista, che poi fotografava e ingrandiva attraverso il blow-up (tecnica fotografica di ingrandimento usata per far risaltare forme e colore delle sue piccole opere).

Blow-up (1966) è anche il film che ha segnato la svolta più profonda nella carriera del cineasta emiliano, imponendo il suo nome all’attenzione del pubblico anglofono. Per ricordare il Maestro nell’anniversario della sua scomparsa, la Cineteca di Bologna omaggia Antonioni portando nelle sale italiane il restauro di Blow-up, vincitore del Festival di Cannes nel 1967. Da lunedì 2 ottobre, e per tutto il mese, il film toccherà 80 sale su tutto il territorio nazionale, nell’ambito del progetto della Cineteca di Bologna per la distribuzione dei classici restaurati, Il Cinema Ritrovato.

 

 

 

 

 

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