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Nanni Moretti si racconta a cuore aperto alla Festa di Roma: "Ho avuto un secondo tumore"

Nanni Moretti si è raccontato a 360° nel suo Incontro Ravvicinato alla Festa del Cinema di Roma. Al culmine del bellissimo incontro, in cui ha anche telefonato dal palco al suo cinema romano, il Nuovo Sacher, e mostrato un intero ciak con Margherita Buy sul set de Il caimano, ha confessato di aver avuto un altro tumore e di averlo sconfitto attraverso il cortometraggio Autobiografia dell’uomo mascherato, dove va in giro per Roma e per il suo cinema con addosso la maschera della radioterapia. 8 minuti di poesia purissima.

L’incontro è stato scandito per ruoli, secondo una precisa regia orchestrata dallo stesso Moretti.

Moretti spettatore

Ho cominciato tardi a essere uno spettatore forte. Andavo al Farnese, al Nuovo Olimpia, al Mignon e poi la sera in piscina a giocare a pallanuoto. Ho visto i film classici, i film francesi, polacchi (Skolimowski e Polanski per esempio), inglesi, italiani. Riuscivo a mettere insieme da spettatore i Taviani e Carmelo Bene, due estremi opposti. C’erano due partiti tra i miei amici, quello di Fellini e quello di Antonioni, e io facevo parte del primo. In Italia c’erano i primi film di Bertolucci, Bellocchio, Pasolini, Ferreri, Olmi: ognuno secondo il proprio stile prefigurava un nuovo cinema e una nuova società, rifiutando il mondo che era stato lasciato in eredità come l’unico possibile.

Moretti attore

Mi ricordo che nel Settembre del 1972, dopo la maturità, il mio amico Piero Veronese finite le vacanze mi chiese a che facoltà mi volessi iscrivere e io arrossendo dissi che non avrei fatto l’università e che volevo fare del cinema, sia da attore che da regista. In maniera confusa confidavo di fare entrambe le cose e ci speravo davvero molto. Quando mi preparo a interpretare qualcuno mi immedesimo nell’idea che ha il regista, in cosa vuole raccontare attraverso il mio personaggio. Non mi piacciono gli attori che spariscono dietro i ruoli perché diventano tutt’uno col personaggio che interpretano. Kieslowski mi aveva offerto un ruolo per La doppia vita di Veronica, all’epoca rifiutai perché mi sentivo depresso e invece avevo solo un tumore. Mi dispiacque molto perché Kieslowski era un grande.

Moretti produttore

I registi che diventano produttori lo fanno per sadizzare dei registi inferiori, come ha fatto Coppola con Wenders durante la lavorazione di Hammett, che fu così lunga che intanto Wenders fece in tempo a girare Nel corso del tempo, vincere il Leone d’Oro a Venezia e poi finire quel film. O per produrre sottogeneri della propria filmografia. Io invece l’ho sempre fatto per condividere la mia fortuna come regista e per lavorare insieme a persone con cui lavoro molto bene.

Moretti giurato

Le esperienze nelle giurie di festival per me sono sempre state molto piacevoli. Sono stato 2 volte a Venezia, la seconda come presidente di giuria, e 2 volte a Cannes nello stesso ruolo. A Cannes non ne potevano più di me il primo anno che andai, ero l’unico a sostenere Il sapore della ciliegia ma poi riuscii a portare la votazione sul 5 a 5 e alla fine gli abbiamo dato la Palma d’Oro ex-aequo con L’anguilla di Imamura. Tim Burton era sempre allegro, sempre a ridere. Quella domenica però ci disse a colazione di aver fatto degli incubi per la decisione che dovevamo prendere. Tutte e due le volte in cui ho vinto un premio a Cannes non sapevo nulla, mi hanno chiamato una domenica mattina quando già ero a Roma. Nel 2001 quando vinsi la Palma a un certo punto uscii in un atrio per la tensione e mi apparve un signore coi capelli bianchi sparati verso l’altro, che estrae una sigaretta. Era David Lynch e mi disse: “Nanni, un giorno o l’altro io ti ucciderò!”. Se ti dicono una cosa del genere i fratelli Coen che erano in giuria quell’anno è un conto, ma con Lynch l’effetto è diverso…

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