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Paolo Sorrentino a Venezia 73 con The Young Pope: «Lavorare a una serie è stato stimolante ed eccitante»

E’ sbarcato in laguna il regista premio Oscar Paolo Sorrentino per presentare in prima mondiale i primi due episodi della serie tv The Young Pope, che andrà in onda su Sky a partire dal prossimo novembre. Una serie destinata a diventare inevitabilmente un caso mediatico, soprattutto per la componente provocatoria offerta dalla personalità sfaccettata e controversa del protagonista, il giovane pontefice americano Lenny Belardo, eletto al soglio pontificio col nome di Pio XIII.

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“Non credo che sia un problema mio il modo in cui il Vaticano prenderà la serie – esordisce Sorrentino in conferenza stampa – anche perché se avranno la pazienza, l’onestà e la curiosità di guardarla tutta si renderanno conto che non avevo alcuna intenzione di ricorrere a sterili provocazioni o all’intolleranza, ma semplicemente di indagare le contraddizioni, le difficoltà e le cose affascinanti relative al mondo del clero, dei preti e delle suore, e di un prete speciale come nessun altro, che è appunto il Papa”.

Sorrentino poi continua: “Si è trattato di un lavoro assai stimolante ed eccitante, che mi ha consentito di approfondire quelle digressioni che il cinema spesso censura e che invece qui ho potuto sviluppare anche con i miei collaboratori alla scrittura. Spesso alcune serie le dimentichiamo perché tutto il peso si concentra sulla forza della narrazione, invece io ho voluto portare nel mondo delle serie alcune sintesi molto alte tipiche del cinema”.

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Se il protagonista Jude Law ha molto apprezzato le qualità estetiche di Sorrentino e ritiene bellissimo aver avuto la possibilità di essere “un colore sulla sua tavolozza”, Silvio Orlando, pungolato sul suo personaggio, l’ambiguo e viscido cardinale Voiello, la butta sull’ironia: “Mi scuso per tutti i dialogue coach che ho sterminato uno a uno per questo progetto e per tutte le persone che hanno avuto un enorme pazienza con me. Per i lati oscuri del mio personaggio ho pescato nel male che è dentro di me, non necessariamente in personaggi pubblici che costruiscono superattici coi fondi degli ospedali per bambini. Il male è dentro ognuno di noi”.

Sulla presenza nel film di Gonzalo Higuain, passione del cardinale Voiello, Sorrentino si lascia andare a una battuta fulminante (“La Chiesa si occupa di fede e di tradimento, due concetti che la presenza di Higuain nel film come centravanti del Napoli aiuterà a sottolineare”), mentre sulla sequenza veneziana d’apertura, che fa il bis con quella di Youth, il regista precisa: “Non ero del tutto soddisfatto di come l’avevo filmata la prima volta, per cui ho voluto tornare a filmarla nuovamente per sistemare alcune cose. Mi sembra un ottimo e salutare modo di procedere”.

Quando gli chiediamo se la battuta “Mi fanno male i capelli” sia un riferimento ad Antonioni, il regista de La grande bellezza ammette: “Sì, è una citazione da Deserto rosso ed è diventata col tempo una battuta notissima e sinonimo di stupidità. Mi serviva per connotare immediatamente un prete sciocco”. E sul lato comico della serie, decisamente pronunciato: “Il lavoro di documentazione ha fatto emergere che gli uomini di Chiesa sono persone fortemente legate a questo aspetto. Non che siano loro a far ridere, ma sono i loro scambi a presentare tale natura. Ho sempre voluto far ridere nei miei film, fin dai miei esordi, ma non so se ci sono sempre riuscito”.

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