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I precedenti "La bella e la bestia"

Questa settimana esce nelle sale il nuovo La bella e la bestia di Bill Condon e, per l’occasione, andiamo a ricapitolare quali sono stati gli adattamenti della celebre fiaba più noti tra quelli fatti in precedenza:

 

LA BELLA E LA BESTIA di Jean Cocteau (1946)

Con l’aiuto di René Clément, non accreditato, Jean Cocteau costruisce uno scenario indimenticabile, il castello del Mostro, i cui candelabri sono fatti di braccia umane e le cui statue semoventi nascondono un’anima incantata: surreale e onirica, è un’ambientazione ideale per il tenero e puro romance che lentamente nasce e sboccia come una rosa tra i due protagonisti. Sono molti i momenti autenticamente toccanti nel rapporto tra Belle e il principe stregato, tragicamente impegnato a combattere contro la propria natura ferina e disperatamente affamato d’amore, cui è impossibile non affezionarsi: i siparietti della coppia nei meravigliosi giardini del palazzo, la graduale presa di coscienza da parte di Belle della sostanziale bontà del suo strano amico, lo struggente prefinale. Bellissimo.

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LA BELLA E LA BESTIA della Disney (1991)

Tra le più importanti opere del cosiddetto “Rinascimento disneyano”, iniziato con La sirenetta nel 1989, La bella e la bestia rappresenta uno dei momenti più elevati, dal punto di vista qualitativo, nella storia recente della casa di Topolino. Ispirato all’omonima fiaba della francese Jeanne-Marie Leprince de Beaumont (1711-1780), è un racconto d’amore, fedeltà e ravvedimento che procede in maniera aggraziata, fluida e stratificata: il rapporto tra i due protagonisti si costruisce seguendo uno schema rigoroso di diffidenza-odio-scioglimento-innamoramento che, per quanto sia strutturato in maniera ordinaria e canonica, funziona come un perfetto meccanismo a orologeria. Il film, poi, è una gioia per gli occhi e soprattutto per le orecchie: Menken e Ashman scolpiscono nella roccia della memoria alcune delle canzoni più toccanti, gioiose, allegre e romantiche su cui la Disney abbia mai potuto contare.

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LA BELLA E LA BESTIA di Christophe Gans (2014)

Un nuovo adattamento della celebre fiaba: ma si capisce presto che si tratta di un’ennesima trasposizione di cui non si sentiva alcun bisogno: il ritmo è fiacco, la messinscena priva di spessore e la regia scade spesso nel ridicolo involontario. Si salva la scenografia e, in parte, Léa Seydoux, ma di certo non può bastare a dare senso a un’operazione priva di alcun motivo d’interesse.

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