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Provaci ancora, Leo!

All’avvicinarsi della cerimonia degli Oscar, il fermento di addetti ai lavori, cinefili o semplici appassionati si fa sempre più tangibile, incalzato dal giochino a cui tutti, in maniera più o meno compulsiva, ci sottoponiamo con sano spirito di sfida: cercare di indovinare chi porterà a casa l’ambita statuetta, nella speranza (spesso vana) di potersi pavoneggiare nel caso in cui le nostre previsioni trovino un effettivo riscontro, alla faccia dei membri dell’Academy.

Un’edizione sulla carta sottotono, quella del 2016, costellata di scelte abbastanza discutibili tra i nominati di gran parte delle categorie, che però avrà sicuramente almeno un momento thrilling in cui i nottambuli davanti alla TV non riusciranno a staccare gli occhi dallo schermo. Sì, perché la notte del 28 febbraio tutti i riflettori saranno puntati su Leonardo DiCaprio, che con Revenant – Redivivo è arrivato alla quinta nomination come Miglior attore (la quarta nella cinquina dei protagonisti). La domanda è una sola: riuscirà almeno quest’anno a portare a casa l’ambito riconoscimento?

La “relazione pericolosa” tra DiCaprio e gli Oscar, autentico fenomeno virale che impazza sui social media, tra fotomontaggi, amabili prese in giro e geniali trovate weird, ha inizio del lontano 1994, quando il piccolo Leo (classe 1974) porta a casa una nomination come Miglior attore non protagonista per il ruolo del giovane con problemi mentali Arnie in Buon compleanno Mr. Grape. Delusione ben più cocente arriva nel 2005, quando l’attore losangelino non trionfa per la sua straordinaria prova in The Aviator. A bocca asciutta anche nel 2007, anno in cui concorreva con Blood Diamond – Diamanti di sangue, così come nel 2014, quando se ne va a casa ancora una volta con le pive nel sacco nonostante la camaleontica prova nei panni del broker Jodan Belfort in The Wolf of Wall Street.

Ma Leo, apparentemente in altro affaccendato (recentissimi gossip lo danno legato alla cantante Rihanna), sembra assai tranquillo: rassegnato o troppo sicuro di sé? Per ingannare l’attesa, ecco qui di seguito le cinque interpretazioni più memorabili secondo la redazione di LongTake:

Buon compleanno Mr. Grape (1993) di Lasse Hallström: un giovanissimo DiCaprio, poco meno che ventenne, oscura la luminosa stella di Johnny Depp, regalando una performance da antologia nei panni di Arnie, fratello minorato del protagonista. Un film poco conciliante (strano, dato lo zuccheroso regista) impreziosito da un cast notevole; peccato, per Leo, che a vincere la statuetta come attore non protagonista sia stato Tommy Lee Jones per Il fuggitivo di Andrew Davis.

Buon compleanno Mr. Grape

Buon compleanno Mr. Grape

 

Prova a prendermi (2002) di Steven Spielberg: peripezie (di matrice autobiografica) di Frank Abagnale Jr., mistificatore che si finse, nell’ordine, pilota, dottore, avvocato e miliardario. Un’opera anomala nella filmografia spielberghiana, ricca di sorprese: a partire dall’interpretazione di DiCaprio, credibilissimo e fascinoso menteur di professione. Ruolo che non fu preso in considerazione per gli Oscar. (Magra) consolazione? Una nomination ai Golden Globe.

Prova a prendermi

Prova a prendermi

 

The Aviator (2004) di Martin Scorsese: grazie al mentore Scorsese, DiCaprio si scatena in un ruolo che sembra cucito su misura per lui: l’ossessivo e ossessionato Howard Hughes, celebre magnate hollywoodiano che rivoluzionò l’industria aerea, nonché, in parte, quella cinematografica. Una figura ricca di sfaccettature, che permette a Leo di offrire una prova camaleontica e non poco disturbante. Performance da Oscar? Ovvio, e altrettanto ovviamente non fu lui a vincere, bensì Jamie Foxx aka Ray Charles in Ray di Taylor Hackford.

The Aviator

The Aviator

 

Django Unchained (2012) di Quentin Tarantino: scatenata rivisitazione post-moderna del western di classica memoria, traboccante di ammiccamenti e citazioni. Il tutto in puro stile Tarantino, il quale elegge DiCaprio al ruolo di sgradevole villain: una prova da antologia, che arriva a scalfire quella di Christoph Waltz. Risultato? Quest’ultimo vinse un Oscar e un Golden Globe come miglior attore non protagonista. Ça va sans dire.

Django Unchained

Django Unchained

 

The Wolf of Wall Street (2013) di Martin Scorsese: a tre anni da Shutter Island, DiCaprio torna a lavorare con il suo regista di riferimento in una commedia nerissima che tratteggia le derive grottesche del capitalismo targato Usa. Sesso, avidità, eccessi, turpiloquio: Leo non si risparmia, dando vita a una performance iperbolica che lascia il segno. Ma l’Academy non lo premia, scegliendo come miglior attore per l’anno 2014 Matthew McConaughey, malato di AIDS in Dallas Buyers Club, nonché co-protagonista di The Wolf of Wall Street. Beffe del destino.

The Wolf of Wall Street

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