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Ritorno a Twin Peaks: David Lynch e gli abissi del Male

L’attesa è finita, il momento dell’evento televisivo del 2017 è finalmente arrivato. Parliamo ovviamente della terza stagione di Twin Peaks, i cui primi due episodi sono stati trasmessi su Sky Atlantic in contemporanea con gli Usa in attesa della presentazione al Festival di Cannes e alla messa in onda in italiano del 26 maggio.

Mentre qualche abbonato Sky se li era già goduti grazie a un erroneo rilascio anticipato, la loro visione ci riporta come d’incanto nell’universo oscuro e inquietante del prodotto che ha segnato l’anno zero della serialità contemporanea riscrivendo per sempre il linguaggio della fiction televisiva. Al netto di un doveroso discorso spoiler free, al fine di non rovinare la sorpresa a chi non ha ancora visto le puntate, sgombriamo subito il campo dagli equivoci: David Lynch, assente dalla cabina di regia dal 2006 di INLAND EMPIRE (corti e doc a parte), è tornato. Insieme al sodale Mark Frost, il più visionario degli autori americani riporta in auge tutto il suo carico di onirismo bizzarro e conturbante, facendoci ripiombare in un incubo ancora più estremo, tortuoso e violento di quello raccontato nel 1990-91.

La sensazione che si prova davanti alle prime due ore di Twin Peaks 3 – più che episodi, parti di un ininterrotto flusso narrativo che proseguirà con altri 16 segmenti – è quella di uno straniamento continuo, certamente ostico e persino kitsch per chi non conosce lo stile lynchiano, ma perfettamente familiare a chi ama il delirio cupo e surreale dell’autore del Montana. Straniamento che proviamo alla sigla che ripropone l’imprescindibile tema di Angelo Badalamenti, alla vista dei volti invecchiati dei personaggi originali (affiancati da new entry e guest star illustri) e delle geometrie inconfondibili della Loggia Nera, nella frammentazione narrativa e persino geografica e nella predominanza dell’elemento onirico/orrorifico su quello investigativo/procedurale (nonostante la forzata assenza del demone Bob: l’attore Frank Silva, ricordato nei titoli di coda, è scomparso nel 1995). Straniamento che ci trascina ancora una volta negli abissi del Male, in un puzzle alienante e inestricabile che pone un’infinità di domande offrendo (per ora) pochissime risposte.

Se è vero che, dopo un primo episodio folgorante, qualche eccesso nel secondo lascia alcuni dubbi, è altrettanto palese che è impossibile dare giudizi e capire l’importanza di questo revival prima di aver visto tutte e 18 le puntate. Di certo, non credete a chi dice che questa terza stagione non è al passo con le altre serie contemporanee: semplicemente Twin Peaks, così come Lynch, è uguale solo a se stessa.

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