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Scary Halloween: le 5 migliori saghe del cinema horror

«Black cats and goblins and broomsticks and ghosts.
Covens of witches with all of their hopes.
You may think they scare me. You’re probably right.
Black cats and goblins on Halloween night.
(Trick or treat!)»

Halloween e horror, si sa, vanno a braccetto, così come horror e saga: quale celebre totem del terrore, degno di questo nome e protagonista assoluto di film entrati di prepotenza nell’immaginario collettivo, non è stato al centro di sequel, reboot e remake vari? Progetti, è il caso di dirlo, spesso dal dubbio valore, nettamente inferiori all’opera originale e a tratti capaci di sminuirne il potenziale.

In alcuni casi, però, il personaggio ha superato i confini cinematografici, trasformandosi in leggenda; e poco importa che i film siano belli o brutti, l’importante è il villain. L’icona. Il Male incarnato.

In occasione di Halloween, ecco dunque le 5 migliori saghe del cinema horror secondo la redazione di LongTake!

5) Venerdì 13

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L’assassino più recidivo nella storia dello slasher movie, nonché quello meno caratterizzato psicologicamente: continue uccisioni, sempre più efferate secondo un preciso schema di genere, e scarsissimo approfondimento. Nonostante questo, Jason Voorhees è diventato un beniamino degli appassionati, forse perché attraverso il suo personaggio viene compiuta la prima grande infrazione alle regole dell’horror: i fan della serie dovranno attendere il secondo episodio, L’assassino ti siede accanto (1981), per vedere all’opera il killer armato di machete e addirittura il secondo sequel, Week-end di terrore (1982), per vederlo indossare la celebre maschera da hockey, elemento identificativo del personaggio. Al di là di ogni giudizio critico, Sean S. Cunningham ha fatto centro. Dodici seguiti, un remake (2009) e un crossover (Freddy vs. Jason).

4) Hellraiser

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Una delle saghe più sottovalutate del genere, e una delle più rivoluzionarie: tra serial killer, horror d’autore e prodotti politicamente scorretti che dominavano gli anni ’80, Hellraiser si distingue per coraggio. Clive Barker mette in scena angoscianti e masochistiche ossessioni, adattando per il grande schermo il proprio racconto The Hellbound Heart, esfrutta appieno la dinamica oppositiva tra eros e thanatos riuscendo a creare un climax assai maligno e disturbante. Vera punta di diamante dell’operazione è il personaggio di Pinhead alias Doug Bradley, Cenobita (o Suppliziante, secondo la traduzione italiana) con il cranio tempestato di chiodi, “angelo per alcuni, demone per altri”, maestoso veicolo di orrori oltre ogni tollerabilità o immaginazione. Nove sequel.

3) Nightmare

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One, Two: Freddy’s coming for you/Three, Four: Better lock your door/Five, Six: Grab your crucifix/Seven, Eight: Gonna stay up late/Nine, Ten: Never sleep again!Wes Craven raccontò di essersi ispirato a un odioso compagno di classe per la creazione di Freddy Krueger (un magistrale Robert Englund): verità o leggenda, siamo di fronte a un villain onirico da manuale, caratterizzato al meglio (cappellaccio, maglione a righe, guanto artigliato) per terrorizzare gli spettatori. Usionato e deforme come lo sono gli incubi da dove proviene, Krueger ha consacrato la saga al successo planetario, trasformandosi, sequel dopo sequel (si contano sette capitoli, più il già citato crossover Freddy vs. Jason e un remake del 2010), in un assassino gigione e accentratore.

2) Non aprite quella porta

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Maschera in pelle umana, motosega alla mano: sono questi gli elementi, non propriamente rassicuranti, che caratterizzano Faccia di Cuoio alias Leatherface, protagonista assoluto della saga Non aprite quella porta creata nel 1974 da Tobe Hooper. Tra i capostipiti dello slasher, il film mette in scena le gesta efferate di una famiglia di cannibali del profondo sud degli Stati Uniti, ribaltando la prospettiva di genere che fino a quel momento vedeva il Male proveniente dall’esterno: l’orrore è tra noi e si annida nei meandri di psicologie malate. Pellicola da antologia, resa ancora più efficace da un villain dolente e disperato: oggetto non a caso, oltre che di quattro sequel, di un remake (2003) e di due prequel, tra cui il recente Leatherface (2017).

1) Halloween

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«Un ragazzo di sei anni con una faccia atona, bianca, completamente spenta; e gli occhi neri… gli occhi del Diavolo. Per otto anni ho tentato di riportarlo a noi, ma poi per altri sette l’ho tenuto chiuso, nascosto, perché mi sono reso conto con orrore che dietro quegli occhi viveva e cresceva… il male». La saga horror per eccellenza, che ha consacrato il suo protagonista, Michael Myers, nell’Olimpo delle icone horror più famose di tutti i tempi: tramite una maschera pallida, fredda e inespressiva e un’invulnerabilità quasi metafisica nel suo divenire e stigmatizzarsi, John Carpenter dà forma e corpo al Male nella più pura e completa accezione del termine. Talmente imprescindibile che, nonostante i sette sequel, Rob Zombie ha sentito il bisogno di rileggere la vicenda con due film estremamente personali, Halloween – The Beginning (2007) e Halloween II (2009) , riuscendo in un’impresa che sembrava disperata. Meno convincente il tentativo di David Gordon Green che, con Halloween (2018), ha realizzato un sequel diretto del cult di Carpenter.

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