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Shakespeare nel cinema: quando meno te lo aspetti

Si sa, il lascito di William Shakespeare nel calderone dell’arte è incalcolabile. E dunque il cinema si sarebbe dovuto tirare indietro dall’omaggiare la sua poetica? Certo che no. In molti hanno amato, desiderato e agognato cimentarsi con i versi, le trame e gli intrecci del Bardo. Sir Laurence Olivier e Orson Welles sono sicuramente tra gli esempi più illustri, ma anche Kenneth Branagh, Roman Polanski, Joseph L. Mankiewicz: la lista potrebbe continuare all’infinito.

Il 23 aprile 2016 è una data speciale, poiché coincide esattamente con il 400° anniversario dalla scomparsa del poeta e drammaturgo nato sulle rive del fiume Avon. Come omaggiarlo senza imbattersi in una sarabanda che sa di già visto? Ecco a voi, fan del pentametro giambico, una rosa selezionata di film che (nel bene e nel male) sono tratti o ispirati da opere shakespeariane senza dichiararlo apertamente. Sottotesti sfumati o velate citazioni, idee appena accennate o richiami maggiormente lampanti, qui trovate le pellicole più celebri che si rifanno a Shakespeare tentando di mantenere, più o meno nascosta, la fonte d’ispirazione.

IL PIANETA PROIBITO (1956) – LA TEMPESTAIl pianeta proibito

Nel 2200 una missione spaziale, capitanata dal comandante John Adams (Leslie Nielsen), raggiunge il pianeta Altair, una colonia terrestre. Qui solo il professor Morbius (Walter Pidgeon) e sua figlia Alta (Anne Francis), serviti dal robot Robby, sono sopravvissuti alle incursioni di mostruose quanto misteriose entità.

Il pianeta proibito è sicuramente uno dei più brillanti (e naturalmente dei più liberi) adattamenti de La tempesta, nonché uno dei primi esempi di cinema fantascientifico maturo dal profondo spessore psicoanalitico e dalle sofisticate ambizioni che ben si amalgamano con la poetica shakespeariana.

IL TRONO DI SANGUE (1957) – MACBETHIl trono di sangue

Giappone, Medioevo. Sobillato da una misteriosa profezia e dai suggerimenti della moglie Asaji (Isuzu Yamada), il nobile Taketoki Washizu (Toshirō Mifune) decide di tradire il proprio sovrano (Hiroshi Tachikawa), uccidendolo e iniziando una sanguinosa scalata al potere. Arriverà a eliminare anche l’amico Miki (Akira Kubo), ma il destino è in agguato.

Affascinato storicamente dal XVI secolo, Akira Kurosawa sceglie di mettere in scena la tragedia per eccellenza, il Macbeth, apportando alcuni sostanziali cambiamenti (meno dialoghi in favore dell’azione) per condensare lo sviluppo narrativo e inserendo al tempo riconoscibili stilemi della cultura nipponica. Il risultato è sorprendente e regala un incisivo apologo su un’epoca degenerata e sulla rovina morale dettata dalla sete di potere.

WEST SIDE STORY (1961) – ROMEO E GIULIETTAWest Side Story

New York City, anni Cinquanta. Due giovani (Natalie Wood e Richard Beymer) si innamorano l’uno dell’altra, ma la rispettiva appartenenza a due gang rivali metterà i bastoni tra le ruote alla loro relazione.

Una rivisitazione moderna di Romeo e Giulietta in salsa musical, che già aveva avuto un enorme successo sui palcoscenici di Broadway. Di certo un adattamento tra i più celebri e citati, a sua volta padre di numerosi epigoni e ampio bacino d’ispirazione. Indimenticabili coreografie per le strade della città, oltre la superficie di una vicenda (tragicamente) classica, tra voci soavi e note toccanti, si nasconde anche un grido disperato nei confronti di un sogno americano che sembrava già finito da un pezzo.

RAN (1985) – RE LEARRan

Giappone. Hidetora Ichimonji (Tatsuya Nakadai), anziano monarca feudale, decide di dividere il proprio regno tra i tre figli. Ripudiato il terzogenito Saburo (Daisuke Ryu), che osa contestare la sua scelta, viene maltrattato e respinto dagli altri due (Akira Terao e Jinpachi Nezu), desiderosi di escluderlo definitivamente dalla lotta per il potere. Accompagnato dal fedele buffone Kyoami (Pītā), vaga per la brughiera, affrontando scontri e tradimenti che gli faranno perdere la ragione.

Un’altra “collaborazione” tra Kurosawa e Shakespeare e, questa volta, non poteva che nascere un capolavoro. Quasi trent’anni dopo Il trono di sangue, il regista torna a confrontarsi con il Bardo, dando vita ad una pietra miliare del cinema: ispirandosi alla vicenda storica del generale Mōri Motonari, Kurosawa rilegge la tragedia del Re Lear in chiave visionaria e quasi psicanalitica, tratteggiando un magistrale apologo sulla violenza strutturalmente connaturata all’essere umano e sulla sfrenata sete di ambizione, che conduce inevitabilmente alla rovina morale.

AFFARI D’ORO (1988) – LA COMMEDIA DEGLI ERRORINo Merchandising. Editorial Use Only. No Book Cover Usage. Mandatory Credit: Photo by Moviestore Collection / Rex Features (1546935a) Big Business, Bette Midler, Lily Tomlin Film and Television

Due donne, una ricca aristocratica e una contadina, partoriscono una coppia di gemelle nello stesso momento e nello stesso ospedale. La balia confonde le culle e le sorelle (Bette Midler e Lily Tomlin) vengono divise, crescendo in luoghi opposti e differenti. Una questione economica le farà incontrare: problemi in vista.

Ovviamente neanche l’apporto dell’intreccio shakespeariano può salvare ogni film dal patibolo: anzi, se mal maneggiate, tematiche di tale spessore rischiano di rivelarsi una pericolosa arma a doppio taglio. Ed è proprio il caso di Affari d’oro, commedia di intrigo e di situazioni comiche a incastro, diretta da Jim Abrahams. Il risultato, vagamente ispirato a La commedia degli errori, è confuso e approssimativo, con una trama poco convincente e situazioni improbabili che aspirano al nonsense, rivelandosi solo pretestuose.

BELLI E DANNATI (1991) – ENRICO IVBelli e dannati

Due ragazzi di vita si prostituiscono ma, alla fine, scelgono percorsi molto diversi: Mike (River Phoenix) è un narcolettico che vorrebbe rintracciare la madre; Scott (Keanu Reeves), insofferente alla sua famiglia agiata, abbandonerà la sua vita per amore di una ragazza italiana (Chiara Caselli).

Gus Van Sant realizza un film diventato iconico, fin dal suo azzeccatissimo titolo italiano. E la cosa non stupisce, perché l’energia che lascia trasparire, vitalissima e colma di sincere scorrettezze, è enorme. L’ispirazione viene dal dramma storico Enrico IV, per un film in grado di regalare una delle migliori prove di River Phoenix, attore di culto morto prematuramente a 23 anni, nel 1993, in seguito a un’overdose.

10 COSE CHE ODIO DI TE (1999) – LA BISBETICA DOMATA10 cose che odio di te

Cameron (Joseph Gordon-Levitt) è innamorato di Bianca (Larisa Oleynik) ed è pronto a chiederle di uscire insieme. Il padre della ragazza (Larry Miller), però, decide che Bianca potrà passare del tempo con un coetaneo soltanto quando lo farà anche la sua altra figlia, la scontrosa Kat (Julia Stiles). Per avere una chance, Cameron coinvolge l’amico Patrick (Heath Ledger).

«Odio il modo in cui hai sempre ragione. Odio quando menti. Odio quando mi fai ridere, ancora peggio quando mi fai piangere. Odio quando non ci sei. E il fatto che tu non abbia chiamato. Ma la cosa che odio di più è il fatto che io non riesca a odiarti, nemmeno un po’». Riadattamento statunitense in chiave adolescenziale de La bisbetica domata, la commedia romantica di Gil Junger risulta abbastanza convincente, con un ritmo ben sostenuto e qualche scambio di sceneggiatura accattivante: non sarà sicuramente uno delle migliori trasposizioni shakespeariane, ma la presenza contemporanea dei giovanissimi Heath Ledger e Joseph Gordon-Levitt rimarrà celebre.

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