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"Stranger Things 2": e se fosse tutta una grande partita a Dig Dug?

Se qualcuno aveva il minimo – seppur lecito – dubbio che la seconda stagione di Stranger Things potesse adagiarsi sugli allori dell’inaspettato e strepitoso successo ottenuto dalla prima, ricalcandone format e contenuti, dovrà ricredersi, subito. Tornare ad Hawkins e ritrovare Will (Noah Schnapp), Mike (Finn Wolfhard), Joyce (Winona Ryder), Jim Hopper (David Harbour), Eleven (Millie Bobby Brown), Dustin (Gaten Matarazzo), Lucas (Caleb McLaughlin), Nancy (Natalia Dyer) e Jonathan (Charlie Heaton) è come ritornare a casa, per chi ha amato la stagione precedente, e incontrare nuovamente dei vecchi amici cui si era dato appuntamento un anno prima.

Era infatti il 1983 quando Will scomparve; è ora il 1984 quando tutti stanno ancora tentando di far tornare le loro vite alla normalità, anche se il giovane è ancora vittima di visioni (o premonizioni?) dal sottosopra che, inevitabilmente, continueranno a condizionarne l’esistenza. Ed è proprio da qui che si comincia, da un parallelo con la stagione precedente che iniziava con i quattro ragazzi impegnati in una partita di Dungeons&Dragons – che poi scopriremo essere la trama dell’intera stagione – mentre ora il punto di ritrovo è una sala giochi, dove i quattro amici trovano una brutta sorpresa: tale Mad Max (chiaro omaggio ai film di George Miller) ha battuto il loro record a Dig Dug. Che si nasconda in questo videogioco arcade la chiave per comprendere gli eventi?

L’episodio 5 si chiama esplicitamente Dig Dug ed è lecito pensare che tutto sembri muoversi in questa direzione: Will scava (anche fisicamente) nei suoi traumi, Eleven scava nel suo passato, l’agente Hopper scava per scoprire cosa sta succedendo nuovamente ad Hawkins. Dig. Dug. Intanto la vita ad Hawkins procede, tra disquisizioni su chi dovrebbe essere Winston dei Ghostbusters (quello che non vuole nessuno perché “non è uno scienziato” ed “è entrato stratardi nel gruppo”), zucche di Halloween misteriosamente marcite e nuovi incontri, come il nuovo fidanzato di Joyce, Bob, quel Sean Astin che arriva direttamente da I Goonies dopo aver aiutato Frodo nella Terra di Mezzo.

“Who ya gonna call? The Nerds”. Eppure Stranger Things 2 non sembra fermarsi a questo, non si adagia sull’omaggio agli anni ’80: ora che amiamo i personaggi, che li conosciamo, è tempo di costruire un ulteriore capitolo per loro, una trama intricata su tre livelli che si sviluppa rapida grazie a un montaggio forsennato fatto di raccordi notevoli, con una qualità registica superiore alla media, oltre a un cast in splendida forma. Bisogna solo proseguire a scavare per sapere come andrà a finire.

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