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The Post. Spielberg, Hanks e Streep a Milano: "La libertà di stampa è la garante della democrazia!"

Giunti a Milano per il tour promozionale del film The Post, Steven Spielberg, Tom Hanks e Meryl Streep hanno incontrato i giornalisti italiani dopo la proiezione riservata alla stampa e hanno risposto alle domande inerenti al valore che una simile opera possa avere in tempi come quelli che stiamo vivendo. Ecco il resoconto della conferenza.

 

D. (A Steven Spielberg) Ha deciso di girare ora questo film perché la libertà di stampa si vede particolarmente minacciata?

Steven Spielberg: La libertà di stampa è la garante della democrazia. Nel 1971 Nixon negò questo diritto e per la prima volta dalla guerra civile americana fu necessario l’intervento della Corte Suprema. Sono molti i riferimenti all’attualità, dal momento che ancora oggi la stampa è soggetta ad attacchi. Anzi, forse è peggio oggi di allora.

 

D. Che impatto ha avuto il film sulla stampa americana?

Steven Spielberg: Il film è stato molto sostenuto dalla stampa, al momento sotto attacco a causa delle fake news. Inoltre è stato molto apprezzato non solo per il suo messaggio politico, ma anche per la presenza di Meryl Streep, la quale presta il proprio volto a una donna coraggiosa (Katharine Graham) costretta a combattere duramente per riuscire a farsi rispettare in una realtà costituita quasi esclusivamente da uomini. Anzi, il suo personaggio riesce a imporre la propria voce nel momento cruciale della storia che volevamo raccontare. Il nucleo del film è questo. Per la prima volta in tutta la mia carriera sono riuscito a tratteggiare un rapporto umano tra due personaggi davvero complessi e sono stato molto fortunato ad avere Tom e Meryl al mio fianco, hanno saputo rendere al meglio i loro caratteri.

Tom Hanks: La stampa americana ha accolto positivamente il film, anche se il New York Times avrebbe voluto che la pellicola si chiamasse con il loro nome (ride).

 

D. (A Meryl Streep) Cosa può insegnare il suo personaggio?

Meryl Streep: La prima versione della sceneggiatura venne completata circa una settimana prima delle elezioni presidenziali. Leggendola, e pensando che avremmo avuto un Presidente donna, credevo che sarebbe stato uno script molto interessante. Invece poi è andato tutto storto, alla rovescia. Non solo ha vinto un uomo ma la libertà di stampa e il rispetto per le donne sono sempre più venuti meno. Quindi credo che il mio personaggio, così come il film, possano essere un ottimo spunto di riflessione per comprendere quanta strada non abbiamo ancora percorso e quanto lavoro ci sia da fare per migliorare.

 

D. (A Meryl Streep) Un altro insegnamento molto forte legato alla figura di Katharine Graham è che il coraggio lo si coltiva poco per volta, non è una qualità innata. 

Meryl Streep: Il coraggio del film ha origine in Daniel Ellsberg.  Rubando e distribuendo alle varie testate i Pentagon Papers, hanno rischiato moltissimo in prima persona e hanno anche messo in una brutta situazione i direttori dei giornali.  Ci vuole grande personalità per dire a tutti gli americani come quattro presidenti abbiano mentito così a lungo. Il mio personaggio invece dimostra un coraggio diverso. Steven ha illustrato egregiamente quanto le redazioni dei quotidiani fossero maschiliste. Vi ci lavoravano solo uomini bianchi, mentre alle donne erano assegnati solo i ruoli da segretarie. Katharine, con il suo carattere, in qualche modo ha sfidato la società, ha sfidato Nixon in persona. Non aveva l’idea della portata della sua scelta ma non può essere un caso che col passare degli anni diverrà sempre più un’icona vincendo addirittura un premio Pulitzer. È un’icona. Credo che il problema oggi non sia l’assenza di coraggio nelle donne, ma il fatto che non siamo più in grado di tramandarlo alle nostre figlie. 

 

D. Tom Hanks è perfetto nel film, la ricostruzione del set l’ha aiutata a calarsi nella parte? Sembra davvero che lei viva quelle emozioni.. 

Tom Hanks: Il mio personaggio è molto competitivo, una vera e propria bestia. Ha grande passione, sempre in continuo lavoro non per cercare una storia ma per “la” storia. Nel giugno del 1971, il Post era in competizione con il Washington Star, all’epoca il maggiore quotidiano della città. L’idea che il Times avesse una storia incredibile, lo teneva sveglio la notte. Per Ben, non era ammissibile che arrivassero secondi nei confronti di un giornale di un’altra città. Washington era casa loro. Qui risiede la passione, questa è la sfida maggiore per lui.

Steven Spielberg: Il Post nel 1971 era in secondo ordine rispetto al Washington Star. Il personaggio interpretato da Tom Hanks ha una tale fama e un tale appetito che non solo non riesce ad immaginarsi inferiore allo Star, ma presume addirittura di sfidare il New York Times che era è il più grande quotidiano degli Stati Uniti. Quella che raccontiamo nel film è solo una prima parentesi che poi prenderà sempre più corpo e porterà il Post a diventare un grande giornale con lo scandalo Watergate.

 

D. (A Meryl Streep) Lei è sempre stata molto attiva e attenta alla causa sociale in difesa dei diritti delle donne. Come mai secondo lei ci è voluto così tanto tempo prima che la verità a Hollywood venisse a galla?

Meryl Streep: Credo che gli esseri umani imparino molto lentamente. Non so il motivo, ma l’aria oggi è cambiata. Non solo a Hollywood, ma ovunque sui posti di lavoro. I grossi nomi dell’industria cinematografica hanno portato attenzione e risonanza ora, ma le donne da sempre combattono per questo. Sono felice che tutti si sentano più coraggiosi recentemente. Spero che la cosa continui e sono ottimista in merito.

 

D. (A Steven Spielberg) Ha avuto modo di dichiarare che nel rapporto uomo-donna siamo ancora molto lontani dalla condizione ideale. Quale pensa che sia lo stato delle cose attuale?

Steven Spielberg: Per rispondere adeguatamente dovrei essere uno studioso o un romanziere, uno psicologo oppure il conduttore di un talk show. Su questo tema arcaico hanno già detto di tutto in molti prima di me. La battaglia dei sessi ancora non ha una risposta definitiva. Le donne in più occasioni nella storia hanno potuto spezzare la gabbia maschilista. Durante la Seconda guerra mondiale, ad esempio, erano loro a capo delle industrie e dei maggiori ruoli di responsabilità,  perché gli uomini erano al fronte. Poi però,una volta di ritorno, tutto è tornato come prima: le donne sono tornate in cucina. Non ho la competenza per risposte corrette ma la Storia riporta esempi di leader femminili, quindi il problema sono gli uomini che ancora non hanno imparato ad accettare i “no” delle donne. Spero il film possa ispirare molte donne e che si trovi il coraggio per parlarne.

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