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Top & Flop: i 5 migliori e peggiori film del Marvel Cinematic Universe

Dopo 10 anni di Marvel Cinematic Universe – tanto è passato dal primo Iron Man di Jon Favreau – è tempo di fare un primo bilancio delle opere presentate, al momento 18, con l’ultima, Black Panther, pronta a fare il suo esordio nelle sale italiane il 14 febbraio. 10 anni di alti e bassi, che abbiamo provato a riassumere con una top 5 e una flop 5: eccole, partendo dai peggiori!

Flop 5:

5° Posto: Avengers: Age of Ultron (2015)

Dopo la stratosferico successo del film precedente (datato 2012), Joss Whedon ha firmato un sequel che punta ancora più in alto, risultando eccessivo in tutte le sue parti: ancora più personaggi, più effetti speciali e l’utilizzo di un 3D sostanzialmente inutile. Il respiro spettacolare è di buon livello, e i fan non possono che gradire, ma il troppo (anche questa volta) stroppia: il minutaggio è eccessivo e la narrazione si fa sempre più caotica con l’approssimarsi della conclusione. Seppur divertente e visivamente notevole in diversi passaggi, il film soffre di un’eccessiva superficialità drammaturgica, soprattutto nella scelta di un (interessante) cattivo che non viene sfruttato a dovere.

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4° Posto: Iron Man 2 (2010)

In questo secondo capitolo, Jon Favreau punta unicamente su esplosioni, effetti speciali e azione, a volte esasperata e infondata, con l’inserimento di due personaggi come Whiplash e War Machine (Don Cheadle) utili allo scopo. La narrazione, però, è squilibrata (nessuna sorpresa, data la sceneggiatura a dir poco maldestra) e si perde in sequenze futili e banali; il villain interpretato da Mickey Rourke, potenzialmente interessante, finisce per risultare troppo stereotipato, mentre Scarlett Johansson, che nei panni sexy di Natasha Romanoff avrebbe dovuto aggiungere un po’ di pepe, spreca la sua carica sensuale

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3° Posto: L’incredibile Hulk (2008)

Dopo Hulk (2003) di Ang Lee, la Marvel ha deciso di azzerare il progetto e ripartire con un reboot che potesse dare continuità alle pellicole sui (suoi) supereroi, in vista di The Avengers (2012). Ogni sforzo però è stato vano: L’incredibile Hulk è una delle pellicole peggiori dell’universo Marvel del nuovo millennio, ed è un peccato, perché con attori del calibro di Edward Norton e Tim Roth si poteva puntare a qualcosa in più.

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2° Posto: Thor: Ragnarok (2017)

Sequel di Thor: The Dark World (2013) e diciassettesimo film del Marvel Cinematic Universe, Thor: Ragnarok fa peggio dei due film precedenti della saga dando l’idea di aver perso completamente la bussola, dal punto di vista narrativo e non solo. Quello del neozelandese Taika Waititi, regista dell’interessante What We Do in the Shadows (2014), è infatti un prodotto che chiude la trilogia dedicata al Dio del Tuono nella maniera più caotica e pasticciata possibile: la voglia di stupire e di divertire è tanta, così come il desiderio di premere sul pedale dell’acceleratore, ma il risultato è un ibrido scollato di azione e umorismo, di gag sfiatate e sequenze spettacolari prive di nerbo, che non convincono quasi mai. Il tocco shakespeariano di Kenneth Branagh nel primo Thor (2011), ma anche le tonalità più dark del capitolo successivo, sono completamente rinnegate per virare sulla baracconata pura e semplice: la vena pop è lasciata andare a briglia sciolta fino a lambire il ridicolo

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1° Posto: Iron Man 3 (2013)

Grottesco e troppo forzato nel suo tentativo di far (sor)ridere a tutti i costi, Iron Man 3 è un pessimo blockbuster, che vive di gag e “colpi di scena” prevedibili e che sanno troppo di già visto. Un complicato intreccio vede accumularsi esperimenti genetici, falsi cattivi, desideri di vendetta mai sopiti, Pepper (Gwyneth Paltrow) rapita e Stark privato della sua armatura a socializzare con un ragazzino nerd (Ty Simpkins) che lo tirerà fuori dai guai. Solito abuso di esplosioni e fuochi d’artificio

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Top 5:

5° Posto: Iron Man (2008)

Iron Man, uno degli apripista del successivo The Avengers (2012), almeno nelle intenzioni vorrebbe coniugare il lato da “giocattolone spettacolare” con il racconto introspettivo di Tony Stark, un produttore di armi profondamente combattuto tra il business e la volontà di portare la pace nel mondo. Il più conservatore degli eroi Marvel ha il volto gigione di Robert Downey Jr., capace di rendersi affascinante, divertente e arrogante, ma la sua performance non basta a risollevare le sorti di un film che vive delle sue battute e degli effetti speciali.

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4° Posto: Captain America: Civil War (2016)

Posizionato cronologicamente subito dopo Avengers: Age of Ultron (2015), Captain America: Civil War prende ispirazione dalla celebre graphic novel di Mark Millar e Steve McNiven, uno dei fumetti americani più rivoluzionari e importanti del nuovo millennio. I fratelli Russo, che già con Captain America: The Winter Soldier (2014) avevano dimostrato buona mano per il genere, proseguono il proprio lavoro egregiamente: a differenza del fracassone e già citato Avengers: Age of Ultron di Joss Whedon, qui i due registi giocano maggiormente sull’ironia e riescono nel non semplice tentativo di non tediare lo spettatore nonostante svariati dialoghi incentrati sul voler approfondire la psicologia dei personaggi. Seppur preponderante dal lato introspettivo (al centro ci sono le debolezze e l’umanità dei supereroi), la pellicola resta comunque ben bilanciata e arricchita da sequenze d’azione (soprattutto quella collettiva con lo scontro tra le due fazioni in aeroporto) girate con attenzione e valorizzate da ottimi tempi di montaggio.

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3° Posto: Guardiani della Galassia (2014)

Tratta dai fumetti firmati da Arnold Drake e Gene Colan, la pellicola di James Gunn vive di un ritmo rapido e serrato, senza pause, forte di una sceneggiatura solida ed equilibrata, dove l’inconfondibile stile (auto)ironico Marvel si mescola molto bene con l’azione e i momenti più seri. Molto più vicino a un prodotto di fantascienza che a un comic-movie (le battaglie intergalattiche sono fin troppo numerose), Guardiani della Galassiapare omaggiare la saga di Star Wars in diversi aspetti (i pianeti abitati da razze differenti intorno ai quali la trama si sviluppa, la coppia di cacciatori di taglie Rocket-Groot che ha più di un debito con Han Solo e Chewbacca) e, in generale, nutrire grande rispetto per i classici del genere. Gunn, che viene sorprendentemente dalla trash-scuderia della Troma, si dimostra perfettamente in grado di giocare abilmente con i cliché della narrazione epica hollywoodiana (il villain che vuole dominare l’universo, il congegno che conferisce il potere assoluto), rileggendoli con intelligenza e senza annoiare mai.

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2° Posto: Guardiani della Galassia vol. 2 (2017)

Il secondo capitolo dei Guardiani della Galassia e delle loro avventure interspaziali, tratta dai fumetti di Dan Abnett e Andy Lanning, conferma le prerogative del primo episodio, che ne avevano determinato il successo planetario e il consenso pressoché unanime presso il grande pubblico, fatalmente sedotto da un misto irripetibile e travolgente di ironia e buddy movie in pieno stile Marvel. Sospeso tra avventura e parodia selvaggia, dell’immaginario dei supereroi e di quello dei film di fantascienza, e spaziando dall’uno all’altro senza soluzione di continuità, è un seguito che diverte e colpisce. Recuperando quasi un gusto sci-fi di vocazione camp anni ’60 e ‘70, decisamente in linea con il riuso di alcune canzoni di culto da parte della colonna sonora e sempre a portata di walkman, il sequel delle vicende di Peter Quill e soci sottolinea ancor di più gli elementi chiave del suo predecessore e confeziona uno spettacolo audiovisivo dotato di spiccato senso dell’avventura e dell’umorismo. L’estetica di riferimento continua a sembrare una versione più pop e sgargiante del primo Star Wars (1977) di Lucas, riletto come fosse un fumetto sboccato e caricaturale e premendo a mille sul pedale della satira, che arriva fino alle icone degli anni ’80 (il videogame Pacman, la serie Cin Cin).

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1° Posto: Doctor Strange (2016)

Famoso e adorato dai fan che hanno amato i fumetti di Stan Lee e Steve Ditko (la sua prima apparizione sulla carta è datata 1963), quasi sconosciuto al resto del mondo, il personaggio di Doctor Strange è sorprendentemente protagonista di uno dei lungometraggi più riusciti del Marvel Cinematic Universe. La prima parte, la migliore della pellicola, è emblematica in tal senso: Cumberbatch si dimostra ancora una volta un ottimo attore, capace di tratteggiare la spocchia di Strange (senza esasperarla) e in grado di dare vita a un personaggio ipnotico, sfaccettato e a tutto tondo, convincente non solo nella somiglianza fisica. Un po’ Matrix – efficaci le sequenze di addestramento nel monastero – e un po’ Inception – i mondi e la manipolazione della realtà richiamano molto il film di Christopher Nolan (oltre, naturalmente, l’arte di Escher) – Doctor Strange regala sequenze visivamente notevoli (la fotografia e gli effetti speciali sono tra i punti forti), capaci di stupire e meravigliare. Inoltre, è un prodotto filosoficamente interessante, che ha il tempo e la morte come parole chiave: spunti e riflessioni efficacemente declinati in uno script abbastanza solido (benché un po’ troppo sbrigativo nella seconda parte), capace di divertire, ma anche di emozionare con alcuni momenti toccanti (splendida la sequenza con l’Antico e Strange che osservano cadere la neve)

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