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Topolino: come 90 anni fa Walt Disney cambiò il cinema d'animazione

“E pensare che tutto è cominciato con un topo!”

Aforisma entrato nel mito, al punto che non si sa se Walt Disney lo abbia davvero pronunciato o meno. Ma non è questo che conta, di fatto. Nel 1928 la storia del cinema d’animazione arriva ad un punto di svolta, un punto di non  ritorno che coincide con la nascita di un’icona cinematografica e culturale a tutto tondo, un simbolo di qualcosa che va oltre i cartoni animati: Topolino. La sua storia, tuttavia, nasce da un episodio controverso, di quelli per cui non si smetterà mai di ringraziare.

È il 1926, Walt Disney e Ub Iwerks danno vita a Oswald the Lucky Rabbit, in accordo con la Universal Pictures, in un momento storico in cui Disney aveva disperatamente bisogno di soldi e sembrava aver trovato la sua vera, grande occasione. E infatti, Oswald fu un successo. Tuttavia, Walt non aveva letto attentamente il contratto firmato, in cui si definiva la cessione dei diritti d’autore alla Universal. Per Walt, fu un vero e proprio shock che, però, lo portò alla decisione più importante della sua vita: non avrebbe mai più lavorato per nessuno. Il sogno, inizia da qui. La depressione si trasforma in carica artistica e durante il viaggio di ritorno da Los Angeles a New York, Walt  inizia a disegnare un topo antropomorfo, che inizialmente voleva chiamare Mortimer ma che poi presentò a suo fratello Roy come Mickey Mouse.

Ma quale personalità dare a Mickey? Siamo nel periodo del cinema muto e Walt aveva bisogno di un personaggio che fosse in grado di farsi comprendere ovunque nel mondo solo utilizzando la mimica facciale e le sue espressioni. Fu facile scegliere il modello cui ispirarsi: nientemeno che Charlie Chaplin. Come ha scritto Ginha Nader in Storia della Disney, «Il piccolo roditore doveva riflettere quei valori solidi che il suo pubblico si aspettava di trovare. Allora Walt fece in modo che onestà, fiducia, lealtà e rispetto verso il prossimo costituissero l’essenza della personalità e del carattere di Topolino. Gli stessi principi che avrebbe sempre seguito all’interno della compagnia e che sarebbero stati i pilastri della formazione del futuro impero Disney».

Non fu comunque semplice, perché né Crazy PlaneGalloping Gaucho ebbero molto successo, probabilmente per il fatto che Mickey Mouse non era molto conosciuto e lo stesso Disney non aveva l’appeal necessario. Poi, l’idea. Walt Disney resta folgorato da Il cantante di jazz, primo film sonoro della storia del cinema, e allora decide di puntare dritto verso la rivoluzione totale: Topolino sarà il primo cartone animato con il sonoro. Nessuno lo aveva mai fatto. Nessuno ci aveva mai pensato. Walt sì, ed è così che nasce Steamboat Willie. Con pochi fondi a disposizione, Walt Disney si ritrovò contemporaneamente a doppiare Topolino e a dirigere i musicisti per il sottofondo musicale e il risultato fu ottimo. Topolino e Minnie erano finalmente pronti a fare il loro debutto, a farsi conoscere dal mondo intero, a diventare icone: il 18 novembre del 1928, al teatro Colony di New York. Fu un successo assoluto, che non si è mai più fermato.

È significativo che “Mickey Mouse” fosse la parola d’ordine utilizzata dagli Stati Uniti per lo sbarco in Normandia alla fine della seconda guerra mondiale o che, parlando sempre di Topolino, un regista del calibro di Sergej Michajlovič Ejzenštein lo definì «il più originale contributo culturale degli Stati Uniti. Persino il Museo d’Arte Moderna di New York considerò il simpatico topo la più grande figura storica dello sviluppo artistico degli Usa». Topolino, infatti, è molto più che un personaggio allegro, spensierato e coraggioso, va oltre l’iconico e goffo apprendista stregone ammirato in Fantasia nel 1940, è molto più che l’investigatore che ha aiutato Basettoni a risolvere diversi casi. Topolino rappresenta un certo tipo di America in un determinato periodo storico, un’immagine in poco tempo entrata di diritto nella cultura globale e cui tutti, volenti o nolenti, siamo in qualche modo legati, e tutto grazie alla perseveranza di un genio che non ha mai smesso di credere nei suoi sogni. Perché, prima di tutto, Topolino è un po’ Walt Disney.

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