News
"What's This?": Nightmare Before Christmas incanta ancora dopo 25 anni

“È stato molto tempo fa, più di quanto ora sembra,

in un posto che forse nei sogni si rimembra,

la storia che voi udire potrete,

si svolse nel mondo delle feste più liete.

Vi saresta chiesti, magari, dove nascono le feste.

Se così non è, direi… che cominciare dovreste!”

E pochi minuti dopo Tim Burton apre lo scrigno delle sue più macabre visioni per immergere lo spettatore in Halloweentown: The Nightmare Before Christmas può finalmente iniziare, e dopo 25 anni ancora è difficile capacitarsi di tanto incantevole, melanconico e poetico splendore.

Con quest’opera, infatti, Burton (la regia è di Henry Selick, ma non esiste pellicola più intimamente burtoniana di questa, assieme a Edward Mani di Forbice) eleva la stop motion ad opera d’arte assoluta dopo l’assaggio di Vincent, il suo cortometraggio d’esordio; e per farlo sceglie di raccontare le vicende di Jack Skellington, il Re delle Zucche alle prese con lo spleen esistenziale dovuto a una quotidianità ripetitiva e ormai per lui soffocante. Una sensazione di malinconia amplificata dalle note e dalla voce di Danny Elfman – raramente così ispirato – e di Renato Zero nella versione italiana, capace di rendere comunque giustizia all’originale.

Coerente con la sua poetica fatta di doppi, di chiaroscuri, di luci contrapposte all’animo dark, Tim Burton ambienta la sua favola nell’animo di Jack, dilaniato tra Halloweentown e Christmastown, tra Halloween e Natale. Da qui, la domanda inflazionata: ma in che periodo andrebbe visto il film? Per non sbagliare in entrambi, visto che si tratta di un’opera splendida, e non solo nell’ambito del cinema d’animazione. Jack vorrebbe organizzare il Natale nella sua città, chiedendosi quale sia lo spirito vero della festività: domanda che, evidentemente, Burton pone a ognuno di noi, visto che l’idea originale nasce da un poema scritto dallo stesso regista dopo aver osservato il repentino cambiamento delle vetrine dei negozi, che dopo i primi giorni di novembre sono già pronte per il 25 dicembre. L’animo sensibile e anticonformista di Burton cala il quesito in un coloratissimo universo fatto di mostri di ogni genere, creature spaventose, ma che non vanno giudicate: è la loro natura, non possono fare diversamente.

Lo stesso avviene per Jack e con la sua operazione fallimentare di far riposare Papà Nachele (Sandy Claws in originale) per preparare il Natale al posto suo. Solo Sally, creatura salvifica e angelo tutt’altro che convenzionale e per questo stra-ordinario, riuscirà a intuirlo con una visione disastrosa. Lei, creatura concepita dal dottor Finkelstein e letteralmente mosaico di pezzi differenti, lei innamorata segretamente di Jack, lei unica creatura forse realmente in grado di coniugare i due mondi perché consapevole delle dimensioni di ognuno. In primis della propria, anche se questo significa andare contro i sogni visionari dell’amato, che pur di partire in mezzo alla nebbia trasforma il suo cane Zero in una versione fantasma di Rudolph, la renna con il naso rosso. E in questa festa del grottesco non mancano personaggi secondari meravigliosi come il Sindaco di Halloweentown (“Jack, ti prego! Sono solo un povero sindaco che fa il suo mestiere! Non posso prendere le decisioni tutto da solo!”) o i tre aiutanti del villain, Mr. Oogie Boogie.

Nel 1993 la Disney si rifiutò di distribuire il film, temendo fosse eccessivamente macabro per accostarvi il suo marchio, e così lasciò il compito alla Touchstone. Nel 2006 ne uscì una versione restaurata e in 3D, accompagnata da una colonna sonora rimasterizzata, con tracce speciali di prim’ordine: This is Halloween cantata da Marylin Manson e Sally’s Song di Amy Lee spiccano, su tutte.

“…In this Town, we call home, everyone hail to the Pumpking Song”

Maximal Interjector
Browser non supportato.