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Xavier Dolan alla Festa del Cinema di Roma: "A 8 anni ho visto Titanic e ho deciso che avrei fatto il regista"

Xavier Dolan è passato dalla Festa del Cinema di Roma per l’Incontro Ravvicinato col pubblico. Ecco i tratti salienti del suo ricchissimo e generoso intervento.

Recitare o dirigere?

Direi che preferisco recitare, ma quando vesto i panni del regista è chiaro che stia anche recitando, in quel caso insieme agli attori che ammiro . Non è così gratificante come quando sono io a recitare, ma per un paio di mesetti o anni va bene anche così!

Le inquadrature lunghe

Noi registi, e dico noi ma parlo essenzialmente per me, amano le inquadrature lunghe, perché senti la tensione palpabile del pubblico, è una grandissima sfida. Una coreografia richiede la dedizione di tutti, e tutti sono coinvolti nella creazione della scena. A volte, dopo tanto lavoro, non funziona, dici che è troppo lunga e dobbiamo tagliarla. Quando la scena diventa troppo lunga, devo modificarla, perché non voglio che metta a repentaglio la storia: per me nessun concetto né elemento può mai risultare più importante della storia, che viene sempre per prima di ogni altra cosa.

Le ispirazioni

Ho visto diversi film, ma in generale non ne ho visti molti. Vedo sempre la delusione negli occhi degli altri quando confesso questa cosa, e mi vergogno. Ho mancanze e buchi da colmare nella mia cultura cinematografiche, ma in alcune scene di J’ai tué ma mère è talmente evidente l’influsso di Wong Kar-wai che se lui avesse visto il film avrebbe pensato di denunciarmi. Ho letto un libro che si intitola Ruba come un artista il cui mantra primario recita Inizia che sei fasullo e poi diventerai reale e un’altra lezione contenuta in quel volume è quella di Coppola che dice Vogliamo che voi rubiate da noi, dalle nostre inquadrature finché verrà un giorno in cui qualcuno ruberà da te. Personalmente credo di aver smesso di rubare dopo Tom à la ferme.

Titanic

Un capolavoro dell’intrattenimento moderno. Una volta mi sono trovato con un gruppo di persone formato da Charlize Theron, Sean Penn, Julian Schnabel, Ron Howard. Il mio agente mi aveva portato a questa cena dicendomi che sarebbe stato qualcosa di informale, invece… C’era chi parlava dei film anni Trenta, chi del cinema africano tra le proprie ispirazioni e io ero terrorizzato di dover confessare Titanic. L’ho visto a otto anni e credo mi abbia fatto capire di voler diventare regista, anche se la prima cosa che pensai fu di scrivere una lettera a Leonardo DiCaprio! Quel film mi ha detto “Vola, abbi fiducia!”. Non sarà un’opera intellettuale ma io mi sono formato con Jumanji e non mi vergogno più a dirlo, anche se tra i miei film preferiti c’è anche Lezioni di piano.

Call Me by Your Name

L’ho appena visto, giusto due settimane fa: un film che non solo ti insegna molto sull’amore ma anche sul dolore. Non sono tanti i film che celebrano la perdita, ma tanti miei film sono nati quando avevo il cuore spezzato e volevo far colpo su qualcuno che amavo. Vedendo Call Me by Your Name mi sono sentito compreso perché ho capito che il regista che lo ha realizzato, come me, sa cos’è il dolore e che il dolore apre tante porte.

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