L'albero del vicino
Undir trénu
2017
Paese
Islanda
Generi
Commedia, Drammatico
Durata
89 min.
Formato
Colore
Regista
Hafsteinn Gunnar Sigurðsson
Attori
Steinþór Hróar Steinþórsson
Edda Björgvinsdóttir
Sigurður Sigurjónsson
Þorsteinn Bachmann
Agnes (Lára Jóhanna Jónsdóttir) sorprende il compagno Atli (Steinþór Hróar Steinþórsson) a guardare un video porno in cui è a essere impegnato in un coito è proprio il suo fidanzato, ma la partner femminile è un’altra: tradita e ferita, lo caccia di casa e gli sottrae anche la possibilità di vedere la figlia. Atli si reca allora dai genitori, impegnati in una lotta di quartiere (ma anche senza quartiere) con i vicini a causa del loro albero, profonda fonte di disturbo per il vicinato...

L’islandese Hafsteinn Gunnar Sigurdsson, che vinse il Torino Film Festival nel 2011 con Either Way, di cui David Gordon Green realizzò il remake Prince Avalanche (2013), realizza un dramma dai toni saturi e indispettiti, che parte con una scena molto d’impatto (un tradimento a effetto con tanto di contenuto pornografico a sorpresa) per poi scivolare nei territori più convenzionali delle beghe tra vicinato. Lo scontro campale fatica però ad appassionare e a generare una sapiente costruzione drammatica, abbandonandosi senza troppi fronzoli a un registro verboso e pretestuoso, che alla lunga mina la necessità di tutta l’operazione. Tra svolte grottesche e passaggi altalenati quasi sempre a vuoto, L’albero del vicino ha pochissime frecce nel suo arco e i due blocchi narrativi si amalgamano molto poco tra loro, con una scollatura che non fa che amplificare la natura disomogenea e malamente manipolatoria di un’idea di cinema fasulla e insincera. L’impianto statico e le svolte quasi horror del finale rivelano qualche amara e crudele stoccata, ma è troppo poco per legittimare appieno un film che, sebbene immerso nei freddi nordici, ostenta freddezza e ostilità in maniera algida e indisponente, con un cinismo su azioni e personaggi che non sa davvero dove andare a parare. A tutto ciò si aggiunge anche un uso torvo e insopportabilmente scaltro della musica lirica e un’ostentazione che espone malamente i corpi nudi come in un porno amatoriale e non arretra nemmeno di fronte alla sofferenza degli anziani. Presentato alla Mostra del cinema di Venezia 2017 nella sezione Orizzonti.
Maximal Interjector
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