Il funerale delle rose
Bara no soretsu
1969
Paese
Giappone
Genere
Drammatico
Durata
104 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Toshio Matsumoto
Attori
Pītā
Osamu Ogasawara
Yoshio Tsuchiya
Emiko Azuma
Yoshihiro Katô
Nella Tokyo degli Anni Sessanta, il giovane Eddie (Peter) sperimenta con la propria transessualità, esprimendosi liberamente nella viva scena kinky e omosessuale della città, di cui è la giovane stella. Una faida amorosa con Leda (Osamu Osagawara), sua datrice di lavoro in un club per accompagnatori, per il compagno-amante Gonda si trasforma però in una “parata di morte” man mano che segreti del passato di Eddie vengono rivelati.

È un caso curioso, quello de Il funerale delle rose, primo film a rappresentare esplicitamente la vita della comunità queer di Tokyo sulla scala della grande distribuzione e divenuto in seguito titolo cult dell’underground nipponico. Modello d’ispirazione fondamentale per Arancia meccanica di Stanley Kubrick (si vedano i dettagli ricorrenti degli occhi), si tratta del lavoro che consacrò Matsumoto a una sorta di “Godard d’Oriente”, ma anche di una rivisitazione in chiave nipponica dell’Edipo Re sofocleo fatta di frazioni e rifrazioni: le sequenze di apertura stabiliscono senza alcun indugio la natura di una pellicola che ragiona per vivisezioni di trama e consapevolezza esposta del mezzo cinematografico, e che procede secondo un intreccio di flashback e motivi ricorrenti. Due uomini, anzi un uomo e una donna, si avvinghiano ad esempio in un amore che è gioco piuttosto che possesso, andando a comporre una scena madre di indubbio impatto: da lì si può solo scendere in una mise an abîme senza fallo, che accompagna il docu-reality all’avanguardia formale e formalista, accostando visioni di dreyeriana memoria a inserti metacinematografici scanditi dalla presenza di un collettivo di lavoro di cinema sperimentale. La geometrica a spirale si stringe un nodo alla volta, precipitando con malcelato garbo verso l’inevitabile risoluzione scatenante: circolarità, Erinni, destini (e relativi fili) stesi nel mondo come profezie. Eppure, allo stesso tempo, a dominare è sempre una combinatoria strutturale, che libera la sostanza della vicenda di Eddie da quegli stessi vincoli che il protagonista rifugge nella sua doppia identità maschile-femminile. Con queste premesse, Il funerale delle rose, pur con qualche eccessivo compiacimento e arzigogolo modaiolo di troppo, in gran parte relativo al clima culturale e sperimentale queer dell’epoca, guarda alla propria epoca storica lineare e progressiva attraverso la lente di una cultura altra, arcaica e circolare. Visto in Italia su Fuori Orario.
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