Elli (Ayline Aksoy-Etaix), una bambina di otto anni, e sua mamma Marlène (Marion Cotillard) vivono in una cittadina della Costa Azzurra. La donna è completamente in balia dei suoi eccessi ed entrambe hanno i servizi sociali alle costole. Dopo l’ennesima notte di bagordi, la madre decide di affidare la piccola a un uomo che ha appena conosciuto, avviandola a un processo di crescita repentino e accelerato, sul quale pesano tantissimo i demoni della vita di Marlène. Sbalestrato e irricevibile melodramma familiare ambientato sulla Riviera francese, Gueule d’Ange, ovvero “faccia d’angelo” in riferimento alla malcapitata bambina protagonista, è un’incursione scomposta nella vita di una mamma superficiale e disprezzabile nel comportamento verso la propria figlia, inquadrata e immortalala dalla regista francese Vanessa Filho senza alcun equilibrio e giusta misura. Il risultato è un film discutibile sotto il profilo etico e imbarazzante a più riprese, che si concede un eccesso patetico e grossolano dietro l’altro senza azzeccarne una in termini di scrittura e di efficacia. Anche la Cotillard, biondissima, tatuata e in abiti succinti, è ai suoi minimi storici arrabattandosi alla meno peggio con un personaggio sfatto e sopra le righe, approssimativo e di rara misoginia. Ad aggravare ulteriormente la situazione ci pensa una seconda parte ancora peggiore della prima, che ha il solo merito di accantonare e di tagliare con l’accetta il personaggio della Cotillard, per poi ovviamente farla tornare in un finale tutto sentimenti posticci e zuccherosi e retorica spicciola e bieca, oltre a banalità assortite sciorinate in voce fuori campo. Il tutto in un abbondare di lustrini, dialoghi a sfondo sessuale tra bambini che dissertano di cougar e bollano con insolenza la mamma della bambina con i peggiori insulti e gestacci. Inspiegabilmente e generosamente inserito, cornice della Costa Azzurra a parte, in concorso nella sezione Un Certain Regard a Cannes 2018. Evitabile.