Berlin Alexanderplatz
Berlin Alexanderplatz
1980
Paesi
Rft, Italia
Genere
Drammatico
Durata
910 min.
Formato
Colore
Regista
Rainer Werner Fassbinder
Attori
Günter Lamprecht
Claus Holm
Hanna Schygulla
Franz Buchrieser
Brigitte Mira
Karlheinz Braun
Barbara Sukowa
Gunther Kaufmann

Franz Biberkopf (Günter Lamprecht), ex galeotto, vorrebbe chiudere i conti con la sua vecchia vita, ma c'è qualcuno che preferisce continuare a fargliela pagare. Dopo avergli causato una grave menomazione, i suoi nemici colpiscono anche i suoi affetti, riuscendo pure ad addossargli la colpa. Toccherà allo stesso Franz dimostrare la sua innocenza.

Dall'omonimo romanzo di Alfred Döblin, una miniserie televisiva in tredici capitoli, più un epilogo, che Fassbinder trasse da un testo letterario per lui fondamentale fin dall'adolescenza. Una trasposizione completamente di segno opposto rispetto a quella, compressa in un'ora e mezza e decisamente più convenzionale, di Phil Jutzi del 1931, ma anche una rivisitazione personale del testo di partenza, com'era facile prevedere dal regista de Il matrimonio di Maria Braun (1978). Fassbinder, all'interno dei diversi episodi, caratterizzati da un vitalissimo squilibrio che non è mai un limite ma coincide quasi sempre con un'ispirazione a dir poco incendiaria, riconduce tutto all'allegoria fondamentale della dimensione privata, che come nella parabola di Maria Braun si fa specchio della condizione generale tedesca e assume pertanto connotati inevitabilmente politici. Il respiro è quello esondante e torrenziale del Fassbinder delle grandi occasioni e il regista appare all'apice della libertà e della generosità creativa: pur nella durata fiume e nella diluizione per alcuni aspetti titanica e inverosimile dell'arco narrativo, la tenuta è a dir poco impressionante, così come la capacità di mantenere salde le redini di una trama tanto mastodontica e di far modo che le molteplici deviazioni degli eventi risultino punti di forza e non stonature ricorrenti del racconto. Non è un caso, dunque, se alla miniserie di Fassbinder si devono alcune delle pagine più autarchiche e insofferenti ai canoni della storia della televisione mondiale, a tal punto da risultare un'operazione di culto per un'intera generazione, rappresentativa più di ogni altra cosa di un preciso zeitgeist tedesco in un altrettanto puntuale momento storico. Epilogo di gran forza, che non si dimentica e in cui l'autore si lascia andare a 360°, accumulando magistralmente suggestioni e sovrastrutture intellettuali senza dimenticare la concretezza fiammeggiante della sua messa in scena.

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