Europa centrale, della fine del Cinquecento. Coraggiosa e spietata fin dalla tenera età, la contessa Erzsébet Báthory (Julie Delpy) cede al fascino del giovane Istvan (Daniel Brühl), conosciuto durante un ballo. Abbandonata dall'amante per volere del conte Gyorgy Thurzo (William Hurt), padre del ragazzo, la donna, convinta che il rifiuto sia dovuto alla sua non più giovane età, cade vittima di una ossessione sempre più vicina alla follia: nel tentativo di riconquistare Istvan, darà ordine di uccidere centinaia di fanciulle certa del fatto che il bagno nel sangue di vergine le possa impedire di invecchiare. Dramma in costume sotto il segno del sangue, dell'efferata violenza e del tormento amoroso, scritto, diretto, interpretato e musicato dalla francese Julie Delpy, al suo terzo lungometraggio da regista. Le travagliate vicende di colei che è passata alla storia come la Contessa Dracula (1560-1614) sono imbrigliate in una scrittura rigida e meccanica, scandita da dialoghi inutilmente affettati e letterari. La preoccupazione maggiore sembra essere quella di proporre un effimero melò a tinte fastidiosamente horror, in cui il contesto storico è solo abbozzato e gli eventi si susseguono seguendo un ritmo sincopato poco funzionale alla storia. Messinscena essenziale e approssimativa, incapace di restituire il fascino malato di un'atmosfera potenzialmente torbida, anche a causa di contributi tecnici inadeguati (scene, costumi e fotografia). Il tono cupo ma patinato fa da cornice a un ritratto che cerca i favori del grande pubblico omettendo i particolari più estremi di un personaggio complesso (le esperienze di magia nera, il sadismo, la schizofrenia, le torture). E anche come apologo sull'amour fou lascia il tempo che trova. Presentato nella sezione Panorama del Festival di Berlino. In Italia è passato direttamente in TV.