David Lynch – The Art Life
David Lynch – The Art Life
2016
Paesi
Usa, Danimarca
Genere
Documentario
Durata
90 min.
Formato
Colore
Registi
Jon Nguyen
Rick Barnes
Olivia Neergaard-Holm
Ritratto di un artista da giovane, raccontato dall'artista da vecchio. Tallonato da tre filmmaker appassionati ai suoi film, dopo oltre dieci anni di richieste, David Lynch ha aperto le porte del suo studio da pittore tra le colline di Hollywood e si è disposto a raccontarsi, forse anche per lasciare una narrazione di sé alla figlia, Lula Boginia, nata nel 2012 (l’ultima di quattro figli, avuti tutti da donne diverse). 

David Lynch - The Art Life, presentato nella sezione Venezia Classici nel 2017, è un’istantanea in presa diretta della quotidianità del regista nato a Missoula, nel Montana, e diventato il più grande surrealista cinematografico del suo tempo. Non deve però stupire, per contrasto, che l’esistenza di Lynch ci venga proposta in tutta la sua ordinarietà, perché sono proprio i surrealisti più ostinati, molto spesso, a partire da premesse rassicuranti per pervertirle e stravolgerle, per raggiungere l’eccezionalità dall’ordinarietà, la straordinarietà dal dato comune, il metafisico dal materico: un dato di partenza che i registi Jon Nguyen, Olivia Neergaard-Holm e Rick Barnes sembrano aver intuito appieno e che li porta a evitare ogni futile santificazione dell’arte di Lynch per soffermarsi, come suggerisce il titolo, sul legame sotterraneo tra arte e vita e sulle traiettorie elettriche tanto care al cinema lynchiano, in grado di connettere questi due poli scavando sotto la superficie del già visto in chiave psicanalitica. Il documentario si sofferma spesso sul “David Lynch al lavoro”, ma da una prospettiva manuale e perfino artigianale, identificabile come la premessa speculare del suo cinema cerebrale: lo vediamo  qui nel suo studio nelle colline sopra Hollywood (lo stesso da cui, tre anni dopo il film, inizierà a condividere bizzarri video durante la quarantena sul suo canale Youtube David Lynch Theater), intento a dipingere un quadro che completerà a fine film, consapevole del fatto che “The Art Life” coincide col «passare la vita non facendo altro che bere caffè, fumare sigarette e dipingere. È lì che provi felicità infinita». David Lynch - The Art Life racconta però anche l’infanzia del cineasta, trascorsa tra il natio Montana, l’Idaho e la Virginia seguendo gli spostamenti del padre, ricercatore del Dipartimento di Agricoltura degli Stati Uniti, arrivando poi ai primi corti The Alphabet (1968) e The Grandmother (1970) e all’esordio di Eraserhead - La mente che cancella (1977), anno zero della galassia lynchiana sul grande schermo e anche set sul quale Lynch asserisce di essersi divertito più di ogni altro, con un budget risicato e tanta libertà (il film fu realizzato qualche migliaia di dollari e 4 anni di lavorazione). David Lynch -The Art Life, pur con i suoi limiti e una certa dose di ombelicalità che tiene basse le ambizioni e non si inerpica né nel già visto né in voli pindarici fuori misura, può essere considerato un valido prontuario per risalire controcorrente alla matrice dell’ispirazione di Lynch, al suo legame fecondo e immaginifico col passato, ai molti risvolti di una vena artistica dalle pieghe solo in apparenza indecifrabili. 
Maximal Interjector
Browser non supportato.