Diamante nero
Bande de filles
2014
Paese
Francia
Generi
Drammatico, Sentimentale
Durata
113 min.
Formato
Colore
Regista
Céline Sciamma
Attori
Karidja Touré
Assa Sylla
Lindsay Karamoh
Mariétou Touré
Idrissa Diabaté
Simina Soumaré
Dielika Coulibaly
Cyril Mendy
Djibril Gueye

La sedicenne Marieme (Karidja Touré) vive nei quartieri popolari di Parigi con due sorelline, un fratello prepotente che cerca di sostituirsi alla figura paterna assente e una madre sempre impegnata con l'umile lavoro di donna delle pulizie. Cercherà a tutti i costi di integrarsi con un gruppo di coetanee dalla fama di dure, per vincere la timidezza e farsi una reputazione.

Delicata indagine di Céline Sciamma, dopo il notevole Tomboy (2011), sul difficile percorso di ricerca dell'identità adolescenziale, reso ancora più spinoso nel caso della protagonista dall'ostico contesto popolare che la circonda. Alle prese con l'impossibilità di trovare modelli in famiglia, Marieme, fragile e dolce, è costretta a cercarli fuori, nel gruppo di ragazzine più in vista della scuola, sguaiate e lontane dalla sua quieta sensibilità. La struttura a capitoli funziona perfettamente e le giovanissime protagoniste sono naturali, mai forzate e tenere quando si lasciano andare a impeti di gioia infantile. Si tratta del resto di ragazze prese dalla strada, non di attrici professioniste, e questa scelta si rivela vincente, restituendo perfettamente la spontaneità fatta di estremi dell'adolescenza. A un inizio folgorante e a qualche sequenza davvero riuscita, come quella ambientata in una stanza di hotel dove le ragazze festeggiano cantando Rihanna, non corrisponde però un finale altrettanto potente: le vicende di Marieme, seguite con tanta partecipazione, vengono concluse con una serie di eventi dall'aria raffazzonata e posticcia. Dispiace anche che alcuni temi, fra cui il controverso rapporto con il fratello maggiore, non riescano ad avere l'adeguato spazio, ma nel complesso è una pellicola lucida e poetica insieme nel ritrarre uno stadio della vita tra i più critici in assoluto, collocandolo in un contesto sociale crudo e veritiero: impossibile non notare la mano, magari ancora immatura ma comunque talentuosa, della regista. Pessimo, per non dire di peggio, il titolo scelto dalla distribuzione italiana.

Maximal Interjector
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