Due amici
Les deux amis
2015
Paese
Francia
Generi
Drammatico, Commedia, Sentimentale
Durata
100 min.
Formato
Colore
Regista
Louis Garrel
Attori
Golshifteh Farahani
Louis Garrel
Vincent Macaigne
Rachid Hami
Pierre Maillet
Laurent Laffargue

Clément (Vincent Macaigne), fragile e ossessivo, lavora come comparsa al cinema e ama platealmente Mona (Golshifteh Farahani), occupata in un chiosco della Gare du Nord. Clément vorrebbe trattenerla a Parigi ma Mona ha un treno da prendere ogni sera. Detenuta in semilibertà, Mona nasconde il suo segreto e rifiuta l'amore di Clément. A convincerla ci prova Abel (Louis Garrel), benzinaio col vizio della poesia venuto in soccorso dell'amico.

Triangolo sentimentale sfaccettato e non banale, Due amici segna l’esordio alla regia dell’attore e figlio d’arte Louis Garrel dopo il cortometraggio La règle de trois (2011), del quale è una palese estensione, tanto da riprenderne l’intreccio e anche l’affiatato e magnetico trittico di interpreti. La leggerezza del film, carica di disperazione e nevrosi ma anche di vitalità e sotterranea malinconia, rivela fin da subito il giusto passo e uno sguardo peculiare, focalizzato su un caos morale fatto di affetti e ossessioni, legami amicali e utopie sentimentali. Col passare dei minuti le sbandate da mélo scomposto, non sempre legittimate, pregiudicano tuttavia l’esito complessivo e il quadro generale acquisisce dinamiche e risoluzioni dai contorni isterici e schizofrenici, poco centrati e spesso sfasati. Limiti che tuttavia non pregiudicano del tutto un’opera prima animata da sincera commozione, autentica e disturbante stranezza e accensioni emozionanti e tutt’altro che trascurabili nel loro coinvolgimento epidermico e senza grossi filtri. La frase “non è molto originale: è per amore”, pronunciata da Abel a proposito del suo “amico” Clément, riassume apertamente lo spirito di un film sottilmente erotico e indubbiamente spudorato, senz’altro difettoso ma graziato da ottime interpretazioni: da un sofferto e misurato Garrel a una misteriosa e ondivaga Farahani passando per un’eccezionale Vincent Macaigne che, attraverso il personaggio più debole e meno conciliato dei tre, ha modo di esprimere tutto il suo notevole talento mimico con momenti di grande recitazione (si veda la scena della dichiarazione d’amore a Mona nel contesto di una rievocazione del maggio ’68). Ottima anche la colonna sonora, in cui svettano I Fell in Love with a Dead Boy di Antony & the Johnsons e Easy Easy di King Krule, pretesto per la scena in assoluto più delicata e seducente, che maneggia lo spirito formale della Nouvelle Vague più istintiva declinandola in chiave contemporanea. Presentato alla Semaine de la Critique del 2015 e arrivato in sala in Italia con quattro anni di ritardo, a stretto giro rispetto all’uscita dell’opera seconda di Garrel, L’uomo infedele (2018), al confronto molto meno interessante e carica di stimoli.

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