La natura delle cose
2016
Paese
Italia
Genere
Documentario
Durata
70 min.
Formato
Colore
Regista
Laura Viezzoli
Angelo Santagostino, filosofo ed ex sacerdote, è un malato terminale di SLA. Documentario nato in un anno di incontri e dialoghi tra l’autrice e il protagonista, La natura delle cose di Laura Viezzoli è un affascinante quanto toccante incursione in un tema di scottante attualità, specie in un momento storico in cui il dibattito sul fine vita e sul testamento biologico è tornato di prepotenza all’attenzione politica e mediatica (non essendone, in realtà, mai davvero uscito). Quello della Viezzoli è un documentario austero e rigoroso che tuttavia si ferma spesso in un limbo sperimentale e controproducente, risultando più scialbo che asettico nella sua programmatica assenza tanto di coinvolgimento emotivo quanto di autentico distacco (impossibile, del tutto, per un progetto del genere). Analitico e oggettivante, lo sguardo della regista parla di immobilità del corpo, obbligata e dolorosa, per parlare, per contrasto, di estrema mobilità e vitalità della mente. Il film è però fin troppo succube della fermezza che mette in scena, oltre che incapace di fornire un afflato poetico che vada oltre l’ammiccamento cervellotico e il formalismo. Più interessante, invece, la dimensione dell’ascolto che lega regista e protagonista, la cui condizione disumana viene sublimata dal ricorso poetico allo Spazio come proiezione mitica, nonché simbolo dell’infinito nel quale far fluttuare la propria immaginazione disincarnata, più forte di qualsiasi limite imposto dal corpo. Un film incerto e farraginoso ma anche fascinosamente sospeso tra vita e non vita, tra millimetricità particolaristica e attenzione all’universale, tra durezza e distensioni languide. Presentato al Festival di Locarno e vincitore del premio Corso Salani al Trieste Film Festival.
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