Nebbia in agosto
Nebel im August
2016
Paese
Germania
Genere
Drammatico
Durata
126 min.
Formato
Colore
Regista
Kai Wessel
Attori
Ivo Pietzcker
Sebastian Koch
Thomas Schubert
Fritzi Haberlandt
Henriette Confurius
Branko Samarovski
Ernst (Ivo Pietzcker) è un ragazzino orfano di madre nella Germania meridionale degli anni ’40. Bollato come caso psichiatrico da parte di alcuni riformatori che si sono rifiutati di educarlo, si accorge, nella struttura cui è destinato, che alcuni internati vengono fatti fuori con l’avallo del dottor Veithausen (Sebastian Koch): tenterà di ribellarsi. Il regista Kai Wessel racconta una vicenda tutt’altro che esposta alle luci dei riflettori e si sofferma sul tema non banale e poco risaputo del ruolo attivo dei medici nell’applicare i piani di sterminio del Reich durante il periodo nazista. Il risultato è un film esile e illustrativo, dotato comunque di una sincera urgenza civile e di cuore, con una messa in scena scontata, ma una limpidezza di fondo ammirevole nel veicolare i propri messaggi e nell’insinuarsi nelle pieghe di un lato meno conosciuto della Shoah, pur con qualche deriva macchinosa. Il concetto di “vita indegna di essere vissuta” è centrale in questo lavoro didattico ma non per questo del tutto trascurabile che, a dispetto di molte soluzioni prevedibili, si focalizza su uno dei nuclei più distorti e vergognosi dell’ideologia nazista, vale a dire l’arbitrio feroce sulla dignità altrui e su ciò che ne consegue. Quella che vediamo rappresentata in Nebbia in agosto è l’applicazione, terribile, concreta e spaventosamente guidata da una sicumera scientifica, di una logica di sterminio alla quale il film contrappone, con sincerità e poesia, la purezza (forse retorica) di uno sguardo ad altezza di bambino, coccolato con rigore e senza eccessiva enfasi; anche se l’immedesimazione in più punti fa difetto e qua e là si rischia di sconfinare in un’incolore assenza di sussulti. Nel cast, in verità non eccezionale e monocorde, anche Sebastian Koch, già apprezzato ne Le vite degli altri (2006). Basato sulla storia vera del tredicenne tedesco Ernst Lossa.
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