Piuma
2016
Paese
Italia
Generi
Commedia, Drammatico
Durata
98 min.
Formato
Colore
Regista
Roan Johnson
Attori
Luigi Fedele
Blu Yoshimi Di Martino
Sergio Pierattini
Michela Cescon
Francesco Colella
Ferro (Luigi Fedele) e Cate (Blu Yoshimi), una coppia di liceali, si ritrovano alle prese con una gravidanza imprevista. La decisione di portarla avanti manda in frantumi i rispettivi (e già precari) equilibri familiari e li pone davanti a una sfida enorme, più grande di qualsiasi cosa abbiano mai affrontato prima.

Il regista (nato a Londra ma cresciuto a Pisa) Roan Johnson firma una commedia su un figlio in arrivo dal sapore dolceamaro, nella quale la prospettiva di una nuova vita travolge più i genitori, a dir poco fragili e sbalestrati da vite già problematiche, che i ragazzi coinvolti in prima persona nella vicenda, i quali appaiono invece risoluti e insolitamente maturi per la loro età. La leggerezza del tratto, unita a una certa dose di freschezza nel portare avanti sia la narrazione che i caratteri dei singoli personaggi, tradisce la dimestichezza con i meccanismi della commedia e le sue tipologie umane che Johnson aveva già dimostrato in passato, anche se tali ingranaggi sono applicati in maniera discontinua, esile e spesso sfocata. Peccato, però, che il regista di Fino a qui tutto bene (2014) si riduca a calcare troppo spesso la mano su stereotipi e bozzettismi assortiti, impedendo così al suo film sulla carta lieve e frizzante di farsi autentica commedia umana, possibilmente alla larga sia dai qualunquismi sull’Italia di oggi (abbondantemente presenti) sia dai numerosi passaggi stonati di sceneggiatura, equamente divisi tra incongruenze vistose, snodi macchiettistici e derive adolescenziali nonché dozzinali. Johnson guarda chiaramente al mondo e alla cornice linguistica e affettiva dei film dei suoi maestri Francesco Bruni e Paolo Virzì, provando a realizzarne un aggiornamento fluido, giovanilistico e romano, fatta eccezione per il toscanissimo padre di Ferro: un proposito che gli riesce solo in minima parte, pur con qualche idea visiva da segnalare nella sua sfrontata ingenuità (le paperelle acquatiche, le strade di Roma trasformate in un mare in cui nuotare, la sequenza dell’ecografia). In concorso a Venezia 2016, con tanto di accoglienza scomposta e controversa della stampa italiana.
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