Il ragazzo della Giudecca
2016
Paese
Italia
Generi
Drammatico, Biografico
Durata
95 min.
Formato
Colore
Regista
Alfonso Bergamo
Attori
Carmelo Zappulla
Franco Nero
Giancarlo Giannini
Tony Sperandeo
Luigi Diberti
Mario Donatone
Enrica Pintore
All’inizio degli anni '90 la vita del noto cantante partenopeo Carmelo Zappulla (se stesso) viene stravolta dalla testimonianza di un pentito che lo accusa di essere il mandante dell’omicidio di sua madre. A fronte di un’ordinanza di custodia cautelare, Carmelo è costretto ad abbandonare i palcoscenici internazionali per affrontare un difficile periodo di detenzione. Carmelo Zappulla è protagonista di un film direttamente ispirato alla sua vita e al calvario personale che lo vide protagonista negli anni '90, una vicenda permeata di errori giudiziari che ricorda molto da vicino il caso Tortora. Il giovane Alfonso Bergamo, alla sua opera seconda dopo Tender Eyes (2014), porta sul grande schermo la fase più buia dell’esistenza di Zappulla, costruendo intorno ad essa una pellicola capace di oscillare tra generi diversi, in bilico tra impianto giudiziario e dramma privato, tra la ricognizione (comunque sullo sfondo) di un’icona popolare e la ricostruzione del fatto di cronaca. L’osmosi di tali elementi eterogenei dona al film un’aria curiosa, che sembra rileggere anche a livello linguistico la medietà televisiva di certo cinema italiano: il regista non si sgancia del tutto da tale componente, ma prova a rileggerla alla luce di una sensibilità più spiccata per le immagini e le loro implicazioni compositive, con più di un raccordo di montaggio interessante (a cominciare dall’uso reiterato e marcato del plongée). Bergamo adotta delle lenti cilindriche vintage e un rapporto d’aspetto di 2,39:1 formato Panavision per restituire il look visivo autentico degli anni in cui si svolse la vicenda, tallona Zappulla nei giorni in carcere e durante la latitanza durata tre anni ed evita (a tratti) la retorica a fiumi che una simile operazione porta con sé in termini di agiografia e spettacolarizzazione, vista e considerata la natura su commissione del progetto. Atipica e dilatata, molto spesso, la gestione del tempo interno alle singole sequenze, così come la rappresentazione deforme e grottesca degli interni delle sequenze con protagonisti il famelico procuratore interpretato da Tony Sperandeo e il Bracco di Christian Stelluti, quasi a suggerire l’oscenità congenita del potere. Peccato per parecchie cadute di tono e di ritmo in sede di sceneggiatura, che spesso si siede su se stessa non riuscendo a incidere col dovuto mordente lungo tutta la narrazione, e per qualche performance attoriale fin troppo annaspante, stonata e sopra le righe, che compromette il disegno e il respiro complessivo. Il personaggio di Franco Nero, estremamente sprecato, avrebbe meritato più spazio e approfondimento. Poco più di un cameo per Giancarlo Giannini.
Maximal Interjector
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