Cristiano Ronaldo, uno dei calciatori più talentuosi di sempre, viene pedinato dalla cinepresa di Anthony Wonke per un anno. Come spesso accade ai prodotti di questo genere, caratterizzati da un taglio spiccatamente celebrativo, l'accattivante spunto di partenza lascia ben presto spazio a una forma documentaristica poco credibile, che si schiera in maniera troppo esplicita dalla parte del protagonista. Anthony Wonke dà spazio a piccole curiosità sportive, mondane e private che gravitano attorno a CR7 (secondo il nickname ormai entrato nell'uso comune), e cerca di stuzzicare l'attenzione del pubblico “normale” in modo alquanto facile e scontato. Un'opera che, nel vano tentativo di avere una impronta originale e di distinguersi all'interno del vasto panorama dei documentari su grandi personalità dello sport, perde di vista l'obiettivo principale per addentrarsi in strade insolite ma dallo scarso appeal, restituendo un ritratto pallido e poco sincero. Wonke considera il protagonista una leggenda, finendo per realizzare un ritratto in cui il focus sull'aspetto umano non è valorizzato a dovere e l'aspetto prettamente calcistico (già ampiamente conosciuto) appare studiato a tavolino. Le sequenze di impatto non mancano, ma le emozioni vere, Ronaldo, le regala sul campo e non sul grande schermo.