Ham Cheon-soo (Jeong Jae-yeong), affermato regista cinematografico, arriva a Suwon da Seoul un giorno prima rispetto alla proiezione di un suo film. Durante una visita a un tempio, incontra Hee-jong (Kim Min-hee), una ragazza timida che fa la pittrice. I due trascorrono qualche ora insieme, ma quando Hee-jong scopre che Cheon-soo è già sposato non vuole più saperne niente di lui. Poi il film riparte dall’inizio, l’atteggiamento dei due sembra diverso e chissà che non cambi anche qualcosa nell’esito della loro relazione.

Classe 1960, il regista sudcoreano Hong Sang-soo prosegue imperterrito con un’idea di cinema che porta avanti ormai da diversi anni: le sue storie finiscono, ma poi ricominciano, con variazioni minime nei dialoghi e nell’atteggiamento dei personaggi (si pensi ad esempio a In Another Country del 2012, uno dei suoi lungometraggi più famosi). Hong vuole studiare il comportamento umano, capire come si possano aprire strade diverse a seconda di come gestiamo le nostre conversazioni. Cheon-soo dimostra una sincerità di fondo nella seconda parte che non dimostrava nella prima; mentre Hee-jon trasmette una maggiore malinconia e meno ingenuità. Credibile nei dialoghi e comunque capace di far riflettere, il film risulta però ormai un esercizio di maniera, poco originale e meno interessante di quanto si potrebbe pensare a prima vista. Lo stile, davvero troppo semplice, non riesce a regalare alcun guizzo e il coinvolgimento funziona solo a tratti. Una minestra riscaldata, delicata ma a lungo andare fin troppo insipida. Generoso Pardo d’oro al Festival di Locarno 2015.