Charley Prince (John Hurt) e Calamity Jane (Ellen Barkin) assistono al funerale di James Butler Hickok (Jeff Bridges), più noto come Wild Bill, leggendario pistolero e sceriffo. È proprio Prince a ripercorrere le ultime vicende dell'amico defunto, dal momento del suo ritorno a Deadwood, nel Sud Dakota. Inseguito, oltre che dalla sua fama, anche dal giovane Jack McCall (David Arquette) che gli ha giurato vendetta, Bill cerca in ogni modo di incontrare il suo fato. Dopo essere scampato (quasi) contro la propria volontà ad agguati nella fumeria d'oppio e nel saloon che frequenta, morirà colpito alle spalle mentre gioca a poker. Dopo Geronimo (1993), Hill continua la sua riscoperta dei miti del West, stavolta raccontando di un “bianco” ossessionato dalla sua stessa reputazione di pistola infallibile. A Hickok, che non resiste a lungo come attrazione nel “circo” di Buffalo Bill (Keith Carradine), non è concesso di invecchiare e diventare un semplice ricordo: la doppia coppia di assi e otto che ha in mano quando viene freddato prenderà il nome di “mano del morto”, ultimo capitolo della sua leggendaria esistenza. Magari si ritrovasse l'epica invocata nella regia di Hill che, invece, si rifugia nel bianco e nero e nelle inquadrature sghembe per mettere in scena i ricordi di Bill sollecitati dalla droga. Decisamente scontato e privo di grande inventiva. Fin troppe le fonti di ispirazione: oltre ai libri di storia, il dramma Fathers and Sons di Thomas Babe, il romanzo Deadwood di Pete Dexter e, ovviamente, decine di altri film. Nel 2004 Hill ha diretto un episodio della serie Tv Deadwood, prodotta dalla HBO, ambientata nello stesso luogo.