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10 anni di The Big Bang Theory: la vera rivincita dei nerds

S: “Così se un fotone verrà mandato per un piano con due fessure mentre le osserviamo non passerà per nessuna delle due, non osservandole passerà, ma se lo seguiremo a partire dal piano prima che colpisca il bersaglio scommetti che fra le due fessure non passerà?

L: “D’accordo… Qual è il punto?”

S: “Solo che mi sembra una buona idea per una t-shirt”

 

Questo il dialogo con cui 10 anni fa venivano presentati al mondo il dottor Sheldon Cooper (Jim Parsons) e il dottor Leonard Hofstadter (Johnny Galecki), quando ancora nessuno poteva immaginare che The Big Bang Theory sarebbe diventata una tra le sit-com più influenti e divertenti della storia del piccolo schermo, dando finalmente un’eredità a Friends, probabilmente il capostipite del genere. La vita dei due coinquilini e dei loro amici, l’indiano Rajesh Koothrappali (Kunal Nayyar) e l’ingegnere aerospaziale Howard Wolowitz (Simon Helberg), si è sempre fondata sul lavoro di ricercatori in università e su serate a tema, con discorsi interminabili su fumetti, videogames, fisica, film e serie tv: la rivoluzione nerd inizia da qui. Infatti, con The Big Bang Theory, la visione comune del geek non è più quella dell’emarginato e disadattato socialmente, anzi, si ribalta totalmente prospettiva e ruolo, una rivincita. Big Bang. Che deriva dall’altra nuova vita del gruppo, che inizia con l’arrivo di Penny (Kaley Cuoco), splendida ragazza di provincia arrivata a Pasadena per fare l’attrice e di cui Leonard si innamora perdutamente: l’epilogo è chiaro, ma non è banale lo sviluppo che porta alla relazione tra i due, mai scontata e fil rouge che attraversa tutte le stagioni, senza mai diventare morbosa e sempre con la comicità come vera protagonista. Col tempo la serie si è evoluta, è cambiata, cercando il più possibile di non rimanere uguale a sé stessa: si sono aggiunti altri personaggi, come Bernadette (Melissa Rauch), Amy (Mayim Bialik), Stuart (Kevin Sussman) e Wil Wheaton nel ruolo di sé stesso, definito da Sheldon “l’unico ragazzino di Stand by me – Ricordo di un’estate di cui nessuno si ricorda”. E Sheldon Cooper è a tutti gli effetti la star della serie – tanto che lo scorso 25 settembre è andato in onda l’episodio pilota di Young Sheldon, diretto da Jon Favreau, che racconta l’infanzia del protagonista, che a 9 anni è già al liceo – e risultano memorabili i suoi scambi con Penny (dalla celeberrima tripla bussata alla porta arrivando a “Soffice Kitty”), la sua paradossale storia d’amore con Amy, il suo cinismo e il suo essere infantile e arrogante al punto che gli altri non possono comunque fare a meno di lui, benché spesso li porti in situazioni imbarazzanti: Jim Parsons è strepitoso, con un’interpretazione che lo ha portato a guadagnarsi 4 Emmy Awards e un Golden Globe nel 2011. Inoltre, non sono mancate, nel tempo, le apparizioni celebri, da Stan Lee a Stephen Hawking, passando per Adam West, Christopher Lloyd, Carrie Fisher, James Earl Jones e Leonard Nimoy. Ma la vera forza della serie ideata da Chuck Lorre e Bill Prady, arrivata ora all’11° stagione, risiede in una sceneggiatura brillante, solida, dotata di tempi comici straordinari che ne hanno fatto una vera rivoluzione sul piccolo schermo, dove da diverso tempo non si assisteva ad uno show tanto divertente, anche se per onestà è giusto dire che nelle ultime due stagioni si è assistito ad un calo rispetto alle precedenti. And all started with a Big Bang.

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