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I 5 migliori film di Ken Loach

Ken Loach, regista britannico classe 1936 che ha fatto la storia recente del cinema inglese, dedicando la sua carriera all'attivismo e all'impegno civile, raccontando le condizioni sociali dei ceti meno abbienti. Ecco la nostra top 5:

5) Sweet Sixteen (2002)

L’adolescente Liam (Martin Compston) vuole a tutti i costi fare in modo che sua madre Jean (Michelle Coulter) riesca a uscire di prigione, per vivere insieme a lui una vita serena e felice. Senza un soldo, il ragazzo decide di trovare il denaro in ogni modo possibile. Miglior sceneggiatura al Festival di Cannes, Sweet Sixteen è forse il film più identificativo ed emblematico dell’ultima parte della produzione di Loach, quella in cui il sottoproletariato si fa – se possibile – ancora più disincantato e quasi idiosincratico nella rappresentazione di sé. Nell’animo di Liam, il perfetto protagonista di una vicenda in divenire (eppure a volte glacialmente bloccata, come per ogni adolescenza che si rispetti), ruota la girandola di ogni esistenza complessa, di determinazioni infallibili e di energie propositive. Il finale, magnifico, ricorda quello de I 400 colpi di François Truffaut.

4) La parte degli angeli (2012)

Non ci sono solo drammi tra i film migliori di Ken Loach, ma anche una commedia (seppur le tematiche che tratti siano tutt’altro che leggere) divertente e briosa, ironica e profonda allo stesso tempo. Siamo a Glasgow e il protagonista è lo scapestrato Robbie, ladruncolo che sfrutta il suo talento di degustatore di liquori per dare vita a un colpo importante. Caposaldo astratto e ideale di una bella storia di sottoproletariato, con annessa redenzione e speranza, La parte degli angeli è scritto con sicura fermezza e piglio decisionista da Paul Laverty, diretto con dolce condiscendenza da un Ken Loach che riconferma d’essere valido anche adoperando tonalità più soffici per raccontare vicende di un certo spessore. Splendido e irresistibile il simpatico incipit.

3) Riff Raff (1991)

Stevie (Robert Carlyle), scozzese in cerca di lavoro a Londra, trova un impiego come operaio e l’amore della cantante disoccupata Susan (Emer McCourt). Sarà l’inizio di una relazione dall’epilogo amaro, tra riflessioni sulla politica di Margareth Thatcher, incidenti sul lavoro e abuso di droghe. Tra i titoli più importanti della carriera di Loach, Riff Raff si muove snello e in equilibrio sui binari di commedia e tragedia, interpretato magnificamente da Robert Carlyle che, in uno dei suoi primi ruoli, determina in maniera sostanziale l’esito del film. Pur sguazzando placidamente nel notorio antithatcherismo del suo autore, la pellicola rifugge ogni piagnisteo, prediligendo la dinamica volutamente scombinata delle vicende, una commistione tra ironia e amarezza quasi proverbiale e un riferimento al contesto che non è mai autoreferenziale o privo di mordente.

2) Piovono pietre (1993)

Manchester. Bob (Bruce Jones), senza lavoro e senza soldi, vuole acquistare un bel vestitino per la prima comunione della figlioletta (Gemma Phoenix). L’uomo è deciso a tentarle tutte, ed entra in contatto con gente poco raccomandabile. Piovono pietre, sceneggiato in maniera splendida da Jim Allen (autore anche di Terra e libertà, 1995, e L’agenda nascosta, del 1990), è un film potente e di grande spessore emotivo. Nella costruzione della figura di Bob e nelle sue disavventure che concorrono all’acquisto di un bene materiale così importante, Loach lascia trasparire tenerezza e umiltà come quasi mai il suo cinema è riuscito a fare. Si può essere spietati e fiabeschi, incisivi e sentimentali: il regista trova un equilibrio quasi perfetto e di impressionante solidità.

1) Kes (1969)

Il quindicenne Billy Casper (David Bradley) ha difficoltà di apprendimento a scuola, non è compreso dagli insegnanti, ha problemi con i coetanei e subisce le angherie del fratellastro Jud (Freddie Fletcher). Trova il suo riscatto umano quando cattura un falchetto, che ammaestra con dedizione e amore ma, per ripicca, l’animale verrà ucciso dal suo fratellastro. Ispirato al romanzo A Kestrel for a Knave (1968) di Barry Hines, Kes è un film estremamente toccante e commovente nel ritrarre le ambizioni troncate e represse del piccolo Billy, che intende distaccarsi dalla prossemica del working-class hero e congloba tutto l’amore che ha in un falchetto da educare destinato a un orribile epilogo. È l’animale (il Kes del titolo, da Kestrel, falchetto) a garantire l’evasione dalla realtà, l’allontanamento da un inferno ordinario e respingente; ed è la morte dello stesso a riportare il protagonista, con tutta probabilità, all’antico turbamento iniziale. Un film che tutti dovrebbero vedere e rivedere.

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