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Adam Nimoy ricorda suo padre Leonard: “Tutta la passione di Spock”.

Per celebrare il cinquantesimo anniversario della messa in onda della saga televisiva di Star Trek, Adam Nimoy ha realizzato un documentario incentrato sulla figura di suo padre, Leonard Nimoy, il celebre interprete di Spock. Abbiamo incontrato il regista del film a Trieste, all’interno della cornice del Trieste Science + Fiction Festival dove il film, For the Love of Spock è stato presentato in anteprima italiana fuori concorso.

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Quale è stato il criterio con cui ha scelto le immagini di repertorio e i personaggi da intervistare per il suo documentario? Si è lasciato guidare dall’emozione oppure ha fatto scelte più studiate?

Credo che per realizzare un film di questo genere prima di tutto sia necessario trovare una tematica. Nel mio caso, l’intenzione era quella di raccontare Spock e solo in un secondo momento il rapporto che intercorreva tra il personaggio e mio padre, il suo interprete. Una volta messo a fuoco questo concetto, la ricerca del materiale è stata sicuramente più fluida. L’emozione sicuramente mi ha teso diverse trappole e ho voluto rendere il film personale solo fino a un certo punto.

A tal proposito, come è riuscito a lavorare parallelamente su entrambe le correnti (pubblica e privata)?

Devo ringraziare enormemente la montatrice del documentario, lei è riuscita a separare con lucidità la sfera privata da quella pubblica! Io le ho spiegato che avrei voluto lasciare a Spock la priorità narrativa del film e lei è stata in grado di porre dei limiti alle mie emozioni, suggerendomi coordinate essenziali. Il cinema è un mestiere collettivo, i film non sono mai il frutto di un unico autore che spesso il pubblico individua nel regista. Senza l’aiuto delle maestranze tecniche non si andrebbe da nessuna parte.

Possiamo definire il suo film come un processo terapeutico?

In qualche modo sì, lo è. Lavorare su questo documentario mi ha permesso di superare il lutto della scomparsa di mio padre. Ho voluto condividere il mio dolore con i fans di Spock di tutto il mondo ed è stato un processo sicuramente consolatorio e appagante.

Eppure For the Love of Spock agisce su ognuno di noi, è una sorta di terapia di gruppo. I fans non posso far altro che apprezzare un lavoro del genere mentre i più giovani ritroveranno sullo schermo molte situazioni familiari a loro comuni.

Esattamente. Sono contento che abbiate notato questa peculiarità. Mi sono avvalso della figura di mio padre e di quella di Spock non solo per celebrare il cinquantesimo anniversario della saga di Star Trek, ma anche come “espediente” per raccontare una storia più universale, ovvero la relazione che intercorre tra un padre e un figlio. Durante il tour promozionale del film mi capita più volte di venire a sapere che il pubblico, al termine del film, chiami al telefono i propri genitori. Ecco, direi che un successo migliore di questo non me lo sarei mai potuto augurare.

Nel film viene mostrato come il rapporto tra lei e suo padre abbia subito una brusca ricaduta. Non ha avuto timore di mostrarlo sullo schermo?

No, al contrario. Diciamo che se la ferita tra me e mio padre non si fosse ricucita, non avrei mai realizzato il film. Questo lavoro mi è servito anche per “chiudere in bellezza” quel brutto momento. Quando proposi a mio padre di lavorare a un documentario su Spock, lui ne fu subito entusiasta. Purtroppo dopo 2 mesi di lavorazione ci lasciò, ma ormai tra di noi il peggio era alle spalle da tempo e ho sentito il bisogno di raccontare tutto proprio perché siamo stati una coppia normale che, come tutti i genitori e figli, ha avuto momenti difficili.

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Al termine del film, chiede a tutti gli intervistati di definire con una parola suo padre. Quale parola sceglierebbe lei?

Passione. È stato grazie alla passione che mio padre è diventato colui che è diventato. Solo la passione lo ha spinto sin da giovanissimo a intraprendere scelte folli, mirate esclusivamente al suo sogno di diventare attore. Anche quando ormai la carriera era affermata e in casa la famiglia più che solida, non ha mai smesso di dedicare al lavoro e a noi tutte le attenzioni del caso, sempre mosso dalla voglia di fare meglio e di rendere felice il pubblico.

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