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Milano Film Festival 2016 – Jacqueline (Argentine) di Bernardo Britto

Prendiamo una donna francese inciampata nei più oscuri segreti dell’Intelligence e tutti i giornalisti del mondo che la ignorano affettuosamente. Aggiungiamo il fatto che una troupe formato ridotto, capitanata da un regista scettico ma incuriosito, racconti la sua avventura e scegliamo, infine, come scenario la terra che le offre rifugio: la selvaggia Argentina.

Allo spettatore potrebbe ingenuamente sembrare di essere incappato in un documentario capace di cambiare il corso della storia o perlomeno di mandare in crisi il sistema. Per questa ragione è d’obbligo una premessa: il film è in realtà un mockumentary, racconto di finzione che porta la firma di Bernardo Britto, noto per aver vinto al Sundance Film Festival nel 2014 con il suo corto d’animazione Yearbook. A poco serve dunque l’empatia che va creandosi con la giovane che affoga i suoi dispiaceri nel succo d’arancia e inutile è farsi trascinare in questo racconto rocambolesco e ironico di una gigantesca cospirazione internazionale (con morte di un politico arabo e macchinazioni della CIA annesse): bisogna riporre sconsolati i pom pom nell’armadio, consapevoli del fatto che il mondo sia ancora lo stesso. O forse no. Mettendo da parte le iniziali utopie rivoluzionarie ci si può immedesimare e fare il tifo comunque, e in un’eterna contrapposizione tra reale e immaginario, lasciarsi illudere e farsi vincere da quest’ultimo.

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